Più Centro anche alle Regionali

È pur vero che le prossime elezioni regionali e comunali sono un test politico importante per misurare l’andamento politico generale nel nostro Paese, anche se vengono rubricate a voto locale. Soprattutto quando vanno al voto la maggioranza dei comuni italiani e molte regioni. Tra queste, per valenza politica e storica, e anche per numero di abitanti, spicca indubbiamente il voto per il rinnovo del Consiglio regionale del Piemonte.

Ora, credo sia importante – almeno per chi continua ad essere allergico alla radicalizzazione del conflitto politico e al cosiddetto “bipolarismo selvaggio” – che anche in vista delle prossime elezioni regionali piemontesi ci sia una presenza politica centrista, civica, riformista e legata ad una spiccata cultura di governo. Una presenza politica che non potrà che avere un profilo “civico” – e cioè espressione del territorio e quindi anche e soprattutto del mondo delle autonomie locali e del pianeta degli amministratori locali – e, al contempo, di natura politica. Cioè con una chiara e netta cifra centrista. E questo per la semplice ragione che anche in una consultazione regionale è quantomai necessario mettere in campo quella che la tradizione popolare e democratica definisce semplicemente, ma efficacemente, come una “politica di centro”. Ovvero, un “metodo” politico che diventa anche e soprattutto “merito” nella contesa politica. E quindi, e di conseguenza, cultura di governo; cultura della mediazione; rispetto degli avversari politici che non diventano mai nemici irriducibili; rispetto delle istituzioni; rifiuto pregiudiziale della radicalizzazione della lotta politica; radicamento territoriale e sociale; cifra riformista e, in ultimo ma non per ordine di importanza, qualità e preparazione della classe dirigente. E quindi bando all’improvvisazione, alla casualità e alla “fantasia al potere”.

Insomma, l’esatto contrario del verbo populista di marca grillina da un lato e del massimalismo radicale ed estremista della Schlein dall’altro. Certo, si tratta di una presenza politica necessaria e quasi indispensabile per la politica contemporanea. Tanto a livello locale quanto a livello nazionale. E, soprattutto, si tratta di una politica, e di un metodo politico, che non possono essere appaltati e governati da chicchessia. Al riguardo, se la cornice civica di questa scommessa è fondamentale, è altrettanto decisivo che le culture politiche che storicamente interpretano quel metodo siano presenti in una operazione che ha come obiettivo quello di ridare nobiltà alla politica, credibilità alle istituzioni e valenza alla stessa classe dirigente.

Ecco perché se l’attuale presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, coltiva l’intenzione di costruire e consolidare un progetto politico ed amministrativo che abbia al suo interno questi tasselli, l’area cattolico popolare e sociale che ha, tra i suoi obiettivi, quello di contribuire a ricostruire nel nostro paese una “politica di centro” e un luogo politico centrista, plurale e di governo, non può che partecipare attivamente allo stesso progetto. Per un obiettivo, come recita la nostra cultura politica e la nostra tradizione storica, che punta costruire il “bene comune”. Nel caso specifico, del nostro territorio e della nostra comunità piemontese.

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