Processo Teatro Regio, Schwarz teste "non ricorda"

Torna a Palazzo di giustizia la vicenda dei presunti favoritismi al Teatro Regio di TORINO. Oggi in tribunale è comparso come testimone della pubblica accusa Sebastian Schwarz, ex sovrintendente, il quale, nonostante la lettura di alcuni appunti che aveva portato con sé, ha inframmezzato la deposizione con alcuni "non ricordo". In questo processo è imputato Roberto Guenno, un tenore del coro del Regio che secondo la ricostruzione degli inquirenti sfruttò, all'epoca in cui era sindaco Chiara Appendino, le sue conoscenze tra gli attivisti del Movimento 5 Stelle per aiutare William Graziosi a diventare sovrintendente, ottenendo in cambio una promozione. Schwarz succedette a Graziosi il 19 luglio 2019 su nomina del ministero e restò in carica fino al settembre del 2020. Ha spiegato che Guenno lavorava in un ufficio chiamato 'Innovazione e Sviluppo' creato dal "mio predecessore". "A Graziosi - ha detto - non chiesi il motivo per il quale avesse deciso di portare Guenno in quell'ufficio. Certo, capisco che se uno pensa che era un'artista del coro può chiedersi perché. Ma io l'ho sempre trovato un dirigente valido, che cercava di lavorare al meglio". Il pubblico ministero Elisa Buffa gli ha ricordato che nella testimonianza resa durante le indagini affermò che "il suo passaggio al ruolo amministrativo aveva creato rabbia fra i dipendenti". "Le voci correvano ma non ci facevo caso, avevo un teatro da dirigere", ha anche detto, aggiungendo inoltre che su eventuali rapporti con esponenti dei Cinque Stelle non è in grado di approfondire. Molte domande del pm si sono concentrate su un appalto per l'affidamento di attività di marketing: la tesi iniziale della procura era che il bando fosse stato compilato in maniera illecita. Schwarz ha detto che non assegnò l'incarico perché si presentò una sola azienda, senza però accennare a sospetti di irregolarità. Nel 2021, al termine dell'udienza preliminare, la posizione di William Graziosi fu trasmessa per competenza territoriale ad Ancona: il gup Stefano Sala rilevò un "grossolano errore" della procura, poi ammesso in aula dai magistrati, nella formulazione originaria del capo d'accusa.

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