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Iren, smacco di Signorini (e Bucci): alla guida di Egea ci va Riu

L'ad fa fuoco e fiamme ma non riesce a piazzare il suo uomo al vertice dell'azienda albese. Fronte piemontese-emiliano impongono l'attuale capo di Amiat: "Valorizziamo una risorsa interna". La concezione genovese di governance: spartizione di potere

Un consiglio d’amministrazione infuocato, i toni che si alzano. Alla fine l’asse tra il presidente Luca Dal Fabbro e il vice, quota emiliana, Moris Ferretti, mette l’amministratore delegato Paolo Signorini in minoranza. Sarà Gianluca Riu il manager che per conto di Iren dovrà gestire l’integrazione di Egea nel gruppo. Per lui sarà un ritorno dopo gli esordi nella società albese e anche una promozione per il lavoro svolto a capo di Amiat – l’azienda che gestisce la raccolta rifiuti a Torino – che l’anno scorso ha messo a bilancio 13 milioni di utile.

Signorini si è presentato in cda deciso a imporre il nome che la componente genovese aveva già scelto per Egea. Il sindaco della Lanterna Marco Bucci era stato al solito categorico e aveva affidato al “suo” ad il compito di annunciare la decisione presa da lui, che è il principale azionista del patto di sindacato. Il nome partorito dalla Superba (mai definizione fu più appropriata) era quello di Alessandro Marenco, un commercialista originario di Ovada, con in passato uno studio ad Acqui Terme. Politicamente vicino a Forza Italia, nessuna competenza specifica nel campo delle utility, nessun atout particolare se non quello di essere stato un collaboratore di Signorini, il quale gli aveva pure affidato qualche consulenza quando era a capo dell’Autorità portuale.  

Ed è da qui che è partito Dal Fabbro per spiegare il suo parere contrario. Innanzitutto, il presidente ha sottolineato la politica di valorizzazione del management interno di Iren, a partire da chi ha saputo dimostrare sul campo il proprio valore. Se poi nuovi ingressi devono esserci, è stato il secondo punto del ragionamento di Dal Fabbro, devono essere profili di spiccata professionalità e autorevolezza: un valore aggiunto rispetto alle competenze già presenti nel gruppo. Infine, c’è una questione di continuità territoriale da salvaguardare: sottrarre Egea – società di Alba con business in tutto il basso Piemonte – dall’influenza di Torino sarebbe stata un’onta inaccettabile e ingiustificabile per il secondo contraente del patto.

Un ragionamento condiviso dal vicepresidente Ferretti, rappresentante di Reggio Emilia, il quale peraltro riconosce a Dal Fabbro il ruolo di regia che ha permesso a Iren di acquisire Egea, praticamente quasi a costo zero grazie all’accordo con i principali istituti di credito. Il tutto, in un momento in cui il gruppo era senza un amministratore delegato, dopo le dimissioni di Gianni Vittorio Armani e in attesa dell’insediamento di Signorini. Insomma, in questa partita Genova non ha alcun merito ed evidentemente c’è chi ha iniziato a organizzarsi per arginare la tracotanza di Bucci, cui tutti imputano la responsabilità della messa alla porta di Massimiliano Bianco, colui che scrisse e realizzò in gran parte il piano che ha consentito a Iren di rimanere sul mercato e anzi di estendere la propria influenza. Un problema per la governance di un gruppo se dovessero prevalere logiche campanilistiche e spartitorie. Le lottizzazioni parastatali mal si addicono a una realtà economica che pensava di aver superato il modello municipalistico delle origini.

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