SANITÀ MALATA

Sanità, da Sud a Nord per curarsi.
In Piemonte il saldo è ancora rosso

Dopo il "blocco" della pandemia è ripresa con forza la mobilità sanitaria. Un giro d'affari da 3 miliardi. In testa la Lombardia, seguita dal Veneto. Messa male la Liguria. Il peso del limite ai privati eliminato solo recentemente - RAPPORTO Agenas

Dopo il fermo imposto dalla lunga emergenza Covid, la sanità italiana ha visto riprendere le sue migrazioni interne per ricoveri, interventi, ma anche visite specialistiche ed esami diagnostici. Viaggi soprattutto da Sud verso Nord, ma anche da una regione all’altra spesso confinanti, che valgono qualcosa come oltre 3 miliardi di euro, con saldi positivi o negativi. 

Ancora una volta è la Lombardia a segnare il record con circa 103 milioni di euro nel rapporto tra mobilità attiva, ovvero l’attrazione di residenti da altre regioni, e passiva con in questo caso lombardi che decidono di curarsi altrove. Al contrario, la maglia nera è della Campania con un passivo che supera i 42 milioni, di poco superiore a quello della Calabria e della Sicilia. Ma se al di fuori del Centro-Nord nelle cifre positive relative al saldo economico della mobilità della specialistica ambulatoriale riferita al 2022 si trova soltanto il Molise, ci sono regioni del Settentrione che pagano saldi negativi ancora pesanti. Tra queste il Piemonte con poco meno di 12 milioni, superata soltanto dalla Liguria che nel rapporto tra mobilità attiva e quella passiva ha pagato lo scorso anno più di 15 milioni. Oltre alla Lombardia, ai primi posti si confermano Emilia-Romagna Veneto.

E, dunque, ancora una volta un’Italia divisa in due, ma che anche nelle sue parti a sempre più avanzate sul fronte sanitario cede alle migrazioni che superano l’attrazione di pazienti da oltre i confini regionali. Attrazione che come emerge dal rapporto dell’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, viene svolta per oltre i tre quarti dalle strutture private accreditate. E, dunque, dove maggiore è il peso e la presenza del privato, come appunto la Lombardia, maggiore è l’attrattività e la conseguente mobilità attiva. Per il Piemonte, inoltre va tenuto conto che lo scorso anno era ancora vigente il limite delle prestazioni possibili proprio per la sanità privata. È, infatti dello scorso giugno, la cancellazione del limite da parte del Consiglio di Stato. 

A Palazzo Spada è stato, infatti, stabilito che le spese rimborsate ai privati dalla Regione dove operano le cliniche e i laboratori, “non rilevano ai fini del raggiungimento del volume massimo delle prestazioni remunerabili, definito dalla Regione e dall’Asl per quella struttura, poiché si tratta di prestazioni remunerate dalla Regione di residenza dell’assistito”. Alla base della sentenza anche un rimando alla Costituzione e alla necessità di “ricondurre il bilanciamento tra la mobilità tra regioni e il contenimento della spesa sanitaria nell’alveo dell’articolo 3 della Costituzione”, ritenendo illegittimo limitare le cure oltre di confini regionali solo per limitare gli esborsi. E’ stato, insomma, il venire meno di una soglia che in Piemonte era stata contestata nei mesi scorsi proprio dai privati che avevano chiesto alla giunta di Alberto Cirio di poter lavorare di più con pazienti provenienti da altre regioni, è ovviamente accolta con favore dalle rappresentanze dei gruppi imprenditoriali della sanità: “Consentire una maggiore attività sulla mobilità attiva, superando i limiti posti, non può che avere un effetto positivo anche sui bilanci della Regione”, aveva osservato, all’epoca, Giancarlo Perla, presidente di Aiop, la principale associzione del privato sanitario.

Leggi qui il Rapporto Agenas

Scendendo nel dettaglio l’analisi di Agenas pone in evidenza come la pandemia non abbia modificato i flussi di attrazione e fuga per patologie tumorali, malgrado la contrazione nel numero di interventi, mentre la domanda di prestazioni di specialistica risulta tendenzialmente costante nel tempo, con maggiore richiesta di diagnostica strumentale e di prestazioni terapeutiche. A pesare sulla mobilità, che per quanto riguarda il Piemonte è soprattutto orientata verso la Lombardia, sono ancora una volta le liste d’attesa che soprattutto nelle strutture pubbliche nella gran parte dei casi sono ancora troppo lunghe. L’ulteriore accuratezza nella ricerca e nell’analisi dei dati da parte di Agenas, con l’introduzione di nuovi parametri e criteri di valutazione ha portato, sempre nel caso del Piemonte, a far emergere un miglioramento con l’inversione di tendenza nella mobilità effettuata per scelta dell’utente, con il passaggio da una cifra negativa di 7,2 milioni a più 21 milioni nel 2022 rispetto al 2019. Resta comunque ancora molto ampia la distanza non tanto rispetto alla Lombardia, regione con dimensioni e sistema sanitario notevolmente diversi (basti pensare al peso del privato che in Piemonte vale circa l’8% del bilancio sanitario rispetto a oltre il 40 Oltreticino), quanto con il Veneto che anche questo ultimo report conferma come la seconda regione per saldo positivo con più di 48 milioni.

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