Thyssen: famiglie, "valeva così poco la vita dei nostri cari?"

"Valeva così poco la vita dei nostri cari?". Come ogni anno, il 6 dicembre, è questa la frase che risuona al cimitero Monumentale di Torino, alla cerimonia per l'anniversario del rogo della ThyssenKrupp, costato la vita a sette operai a dicembre del 2007. Un grido di dolore, quello dei familiari, che si rinnova anche per quella che definiscono "assenza di giustizia". "Una grande ingiustizia - dice Rosina Platì, la mamma di Giuseppe Demasi -. Morire lavorando è una terribile, enorme ingiustizia. Un Paese civile non abbandona i suoi figli, invece il nostro Paese non è riuscito a far rispettare una sentenza definitiva. La nostra pena, al contrario, non avrà mai fine". "Noi non dimentichiamo - aggiunge la sorella di Rosario Rodinò, Laura -. La bilancia della giustizia non è equilibrata. I nostri governanti ci dicano perché gli assassini di mio fratello e degli altri ragazzi non sono in galera". Alla cerimonia anche rappresentanti dell'associazione Il Mondo che Vorrei, nata dopo la strage di Viareggio, che sottolineano "il dolore delle famiglie non va in prescrizione". A rappresentare il Consiglio regionale la consigliera Alessandra Biletta. "Noi politici - dice - dobbiamo chiederci dove abbiamo fallito, perché questo è stato un fallimento della società, e da dove ripartire per garantire che la sicurezza sul lavoro e le norme siano rispettate". A parlare della Thyssen come della "tragedia di un'intera città, una pagina nera e drammatica dell'intera storia del mondo del lavoro", l'assessora comunale Chiara Foglietta. "Il ricordo - osserva - è indelebile ma la memoria va sempre alimentata affinché le morti non siano vane e dobbiamo adoperarci tutti affinché il rispetto della dignità dei lavoratori e lavoratrici non venga meno e affinché ci siano adeguati standard di sicurezza". Come ogni anno a ricordare gli ex compagni l'unico sopravvissuto della strage, Antonio Boccuzzi. "In 16 anni non è cambiato nulla - dice -, solo che si è chiuso l processo in modo ridicolo".

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