Anche in Piemonte si vince al centro

C’è una costante che caratterizza la politica italiana da svariati decenni. A livello locale come a livello nazionale. E cioè, di norma, le elezioni si vincono al Centro. Detto così potrebbe apparire una riflessione quasi banale se non addirittura scontata. Ma, per spiegarla meglio, si potrebbe dire che vince quella coalizione che non radicalizza il conflitto politico, che non esalta il massimalismo come regola aurea di comportamento e, soprattutto, che non adotta un approccio rigidamente e militarmente ideologico nel rapporto con l’elettorato e con l’intera pubblica l’opinione. Vince, cioè, quella alleanza che fa del Centro non un richiamo insignificante e puramente ornamentale ma un elemento decisivo e qualificante dell’offerta politica. Sia nel merito e sia, soprattutto, nel metodo. Ovvero, nel modo di porsi e nella sua capacità di declinare una politica mite, temperata ed equilibrata. Al di là e al di fuori di qualsiasi estremismo ideologico, settario e fazioso.

Per questi semplici motivi, e forse anche al di fuori di ogni valutazione programmatica, è straordinariamente importante verificare come viene declinato il Centro e, nello specifico, la “politica di centro” alle prossime elezioni regionali piemontesi. E, al riguardo, credo che pur senza entrare nel merito delle singole politiche di settore, è indubbio che la lista civica a cui pensa il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio possa rappresentare ed interpretare nel metodo e nel merito questa domanda politica, culturale e programmatica. Perché è proprio su questo versante che si gioca anche e soprattutto il ritorno della politica, della sua credibilità ed autorevolezza dopo la sbornia populista, demagogica e antipolitica di marca grillina che ha devastato le fondamenta della nostra democrazia e messo in discussione lo stesso profilo delle nostre istituzioni in questi ultimi anni. Ed è proprio nella riscoperta del Centro e di una vera e credibile “politica di centro” che si può innescare un processo capace di invertire la rotta e di lasciarsi alle spalle la profonda degenerazione che si è manifestata nella vita pubblica italiana.

Questo, purtroppo, non significa affatto cancellare quella radicalizzazione della lotta politica e quella voglia di delegittimare moralmente prima e annientare politicamente poi l’avversario/nemico. Perchè questa deriva è ancora troppo radicata nella politica italiana per poterla rimuovere rapidamente. Ma è altrettanto indubbio sottolineare che anche quelli che radicalizzano il confronto politico quando poi vanno al governo diventano automaticamente “centristi”. Nel metodo e nel merito, appunto.

Ecco perché, per invertire la rotta da un lato e per ridare credibilità ed autorevolezza alla politica dall’altro è sempre più necessario ed indispensabile rilanciare il Centro politico. A livello europeo attraverso il sistema proporzionale e a livello piemontese appoggiando direttamente quella lista che è riconducibile a quella esperienza politica, culturale e programmatica.

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