False messe alla prova, due condanne

Irregolarità nella gestione della messa alla prova delle persone indagate o imputate: parla di questo il processo che oggi è terminato a Torino con due condanne per falso. Il tribunale ha inflitto quattro anni di carcere a Sergio Nidola, chiamato in causa nella veste di dipendente comunale a Moncalieri (Torino), e due anni e quattro mesi a un artigiano albanese. La messa alla prova (Map) un istituto che prevede, per chi ne fa richiesta, la sospensione del procedimento penale e in cambio dello svolgimento di lavori di pubblica socialmente utili gestiti da società ed enti convenzionati: se l'esito è considerato positivo, il reato si estingue. La sentenza di oggi è un tassello di un’inchiesta più vasta cominciata nel corso di accertamenti svolti dal pm Gianfranco Colace a carico del sindaco di Moncalieri, Paolo Montagna, il quale, nell’ambito di un procedimento in cui era indagato per accesso abusivo a sistemi informatici, aveva chiesto la Map. Secondo l’accusa i lavori di messa alla prova venivano svolti in maniera irregolare o addirittura fittizia. I giudici, oggi, hanno dichiarato la falsità (e ordinato la cancellazione) dei provvedimenti di esito positivo della Map per quattro persone. Uno dei beneficiari ieri è stato condannato dalla Corte d’Appello, nell’ambito di un processo separato, a 10 mesi di reclusione. Dal canto suo, Montagna è uscito dalla vicenda nel 2022 patteggiando 10 mesi.

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