SANITÀ

Stop di Bertolaso ai gettonisti. Piemonte segue la Lombardia

Svolta a sorpresa dell'assessore alla Sanità della giunta Fontana. Blocco totale nei confronti di coop e società di servizi. Possibili solo contratti singoli con i professionisti e con un limite delle remunerazioni. Icardi: "È la strada giusta, pronti a seguirla".

La svolta sui medici gettonisti arriva dalla Lombardia, ma il Piemonte è pronto a imboccare rapidamente la strada segnata Oltreticino. A cambiare decisamente rotta nelle acque agitate di una sanità chiamata sempre più a fare i conti con la scarsità di personale e con le spese crescenti necessarie a farvi fronte, è stato l’assessore alla Sanità lombarda Guido Bertolaso.

Un’inattesa quanto non annunciata delibera di Palazzo Lombardia stabilisce il divieto di ricorrere a cooperative o società di servizi per coprire posizioni e turni scoperti negli ospedali, limitando la possibilità del ricorso ad esterni soltanto con contratti libero-professionali, ovvero stipulati con il singolo medico per un determinato periodo e, altra novità, con un tetto alle retribuzioni. 

Se non è una rivoluzione, quella di Bertolaso certamente è una scossa decisa rispetto a un sistema ormai fuori controllo, sia per quanto riguarda le spese, sia per i profili del personale fornito dalle cooperative. L’ex capo della Protezione Civile subentrato a Letizia Moratti nella guida della sanità lombarda, anche in questo caso non ha smentito il suo profilo decisionista, anticipando di non poco quanto previsto dal ministro della Salute Orazio Schillaci circa lo “sfratto” annunciato di coop e società di servizi dal sistema sanitario pubblico. E facendo da apripista per altre regioni, in primis proprio il Piemonte. “È una scelta che condivido e che, per molti aspetti è obbligata”, osserva l’assessore piemontese alla Sanità Luigi Icardi che proprio su questo tema, anche come coordinatore vicario della commissione Salute in Conferenza delle Regioni, ha più volte sollecitato il ministro ad atti conseguenti le sue indicazioni. “Continuiamo a chiedere di mettere un tetto alle retribuzioni degli esterni, che valga su tutto il territorio nazionale per evitare che i professionisti vadano solo dove vengono pagati di più”, ricorda Icardi, pronto a seguire il suo collega lombardo nel cambio di passo.

Bertolaso anche sul fronte delle retribuzioni non ha atteso la decisione del Governo, mettendo una soglia di 80 euro l’ora per anestesisti e professionisti impiegati nei Pronto Soccorso e di 40 per le altre figure mediche. Rischio di lasciare scoperti molti posti di fronte a questo taglio pesante delle retribuzioni? “O vanno tutti in Arabia Saudita e in Norvegia, o se vogliono restare devono rivedere le loro priorità”, la risposta secca dell’assessore lombardo. Quanto all’effetto duping, paventato da Icardi, anche per questo Bertolaso sfodera i suoi modi ruvidi, ma diretti: “C'è chi dice che i medici andranno in Emilia-Romagna o nelle regioni vicine. E per quanto? È questione di mesi, perché ho già parlato con i colleghi assessori di altre Regioni e si stanno tutti organizzando in questo senso”, spiega confermando ulteriormente quanto detto da Icardi allo Spiffero.

In Piemonte praticamente non c’è un ospedale dove uno o ben più di un reparto, a partire proprio dai Pronto Soccorso, resta in funzione grazie ai gettonisti che coprono quel che mancanza di medici dipendenti lascia scoperto. Una spesa che grava pesantemente sui bilanci delle Asl e che è destinata ancora a salire, contribuendo a far crescere il passivo col rischio sempre più concreto di arrivare alla soglia in cui scatta il piano di rientro, portando la sanità piemontese ad essere commissariata, come avvenuto per un lungo periodo non molti anni addietro. “I contratti libero professionali, al contrario di quelli con le coop, hanno l’indubbio vantaggio – spiega Icardi – di consentire alle aziende sanitarie di scegliere i medici in base al loro profilo e a garantire una continuità nei servizi da parte degli stessi professionisti che oggi non c’è”. In effetti attualmente le coop scelgono chi mandare, dove e quando, con casi oltre il limite come quello accaduto in Piemonte di fornire a un ospedale una dottoressa che era sospesa dalla professione.

“Grande Guido!”, ha scritto Schillaci nel messaggio inviato a Bertolaso, ma il ministro oltre ad avere posto dei limiti, con non poche deroghe, all’utilizzo dei gettonisti non ha fino ad ora risolto il problema del dopo, ovvero come coprire i turni una volta terminato il rapporto con le società di servizi che, in gran parte dei casi in Piemonte, avverrà a partire dai primi mesi dell’anno prossimo. La soluzione, intanto, arriva dalla Lombardia con quel rapporto diretto tra servizio sanitario e medico libero professionista, senza intermediazioni e costi fuori controllo. Bertolaso spiega che “l'obiettivo è anche recuperare quei colleghi che nel tempo hanno lasciato le strutture pubbliche per andare a fare questo esercizio temporaneo, perché non è nel dna del medico andare a fare il commerciante per servizi occasionali”, dicendosi pronto a riassumere tutti, anche nelle stesse strutture lasciate per andare a lavorare nelle cooperative.

Fenomeno, quello dell’abbandono del posto da dipendente per fare il gettonista, denunciato da tempo per le sue dimensioni crescenti anche in Piemonte dove ci si appresta ad adottare il modello Bertolaso. Modello che, tra l’altro, prevede oltre ai contratti stipulati dalle singole strutture sanitarie con i medici anche una selezione dei professionisti disponibili da un ente unico, che nel caso della Lombardia sarà l’Areu, l’Agenzia per l’emergenza urgenza e per il Piemonte l’Azienda Sanitaria Zero, cui già sono attribuiti non pochi bandi per l’assunzione di personale.

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