POLITICA & GIUSTIZIA

M5s, Conte "assolve" Appendino: "Nessun problema la sua condanna"

La doppia morale del capo grillino, irreprensibile con gli avversari e indulgente coi suoi: chiede le dimissioni del sottosegretario Delmastro (caso Cospito) mentre l'ex sindaca paga per "responsabilità indirette". Intanto lei è stata condannata in appello, lui solo rinviato a giudizio

Il sottosegretario Andrea Delmastro, rinviato a giudizio, si deve dimettere, per Chiara Appendino condannata anche in appello per i fatti di piazza San Carlo, beh la situazione è diversa. È la doppia morale di Giuseppe Conte, irreprensibile con gli avversari indulgente coi suoi. L’ha spiegata bene durante Il rosso e il nero, trasmissione radiofonica su Rai Radio1. Una domanda legittima, quella dei conduttori, soprattutto ora che l’ex sindaca di Torino è assurta a suolo di viceConte del Movimento 5 stelle: “Io non sono un giustizialista o un ipergarantista, non servono queste etichette” è stata la premessa del presidente, secondo il quale non c’è alcuna contraddizione nella promozione di Appendino perché “quando ti capita un’alluvione, un fatto come la tragedia di piazza San Carlo, da sindaco, ne rispondi perché vieni individuato come l’apice di una catena di pubblica amministrazione per responsabilità anche indirette”. Diverso il caso di “Delmastro di cui chiedo le dimissioni” perché “ha carpito informazioni riservate”.

Appendino è stata condannata in primo grado e in appello (18 mesi) per la tragica calca in piazza San Carlo del 3 giugno 2017, nella quale due persone persero la vita e oltre milleseicento rimasero ferite. Io su Siri (Armando Siri, sottosegretario leghista nel primo governo Conte, ndr), quando ero al governo, ho visto le carte e l’ho fatto dimettere. È chiaro che essendo sindaco Appendino è chiamata a rispondere come apice della catena decisionale della pubblica amministrazione anche di responsabilità indirette”. Considerazioni che non valgono per l’attuale sottosegretario alla Giustizia, di Fratelli d’Italia: “Quando chiedo le sue dimissioni – ha spiegato l’ex premier – è perché ha carpito informazioni riservate e le ha usate per fini di lotta politica”. Stesso discorso per la ministra del Turismo Daniela Santanché, anche lei del partito di Giorgia Meloni accusata di aver “fruito dei fondi Covid mentre i lavoratori hanno raccontato che continuavano a lavorare”. “Si riuniscano la Meloni, la sorella Arianna, il cognato – ha concluso Conte – e diano incarichi di partito a queste persone, non di governo: onore e disciplina, è scritto in Costituzione”.

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