200mila auto a Mirafiori? Più che un sogno è un miraggio

Da Dubai a Mirafiori senza fermate perché la Cop28, con la sua dichiarazione finale, in cui si fa appello ai partecipanti a “contribuire agli sforzi globali”per“effettuare latransizione (transitioning away) dai combustibili fossili, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio cruciale, per raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050 in accordo con la scienza”, segna un punto a favore epocale di quella transizione ai combustibili meno inquinanti.  

Un capolavoro di bizantinismo per superare uno stallo che appariva insormontabile, accogliendo le richieste dell’Unione europea e degli stati “virtuosi” (che avrebbero preferito parlare di “abbandono” dei combustibili fossili), a scapito dei paesi petroliferi (che rifiutavano qualunque menzione dell’argomento) e delle economie emergenti (che non volevano impegni che mettessero in discussione il loro sviluppo industriale).

Questo non è un pareggio ma un 2 secco, una vittoria fuori casa; anzi questo risultato ottenuto a Dubai, paese produttore insieme agli altri Paesi arabi della regione che sono i maggiori produttori mondiali di petrolio e prodotti affini dimostra che ospitare la Cop nei Paesi con economie basate sull’industria petrolifera e quindi più ostili ai cambiamenti è una strategia vincente. Quindi basta giocare in casa, le Cop si facciano nei Paesi più resistenti alle politiche climatiche.

La riduzione di Co2 passa dalle decisioni che prendono i principali Paesi produttori di inquinamento e ben poco può fare la scelta unicamente europea di vietare la produzione di auto a combustione dal 2030. Serve convincere i paesi produttori di petrolio che può diventargli conveniente produrre energie alternative e su questo si gioca una partita a cui l’Europa e in particolare l’Italia non possono sottrarsi, comprendendo l’energia nucleare.

Invece la perenne campagna elettorale del centrodestra – perché dal centrosinistra, pardon da sinistra non giunge nessun eco – fa affermare al governatore del Piemonte Alberto CIrio che occorre produrre 200mila vetture a Mirafiori, ricordando che nel 2000 se ne producevano 450mila. È vero, ma l’anno dopo la produzione era già crollata a 380mila e nel 2002 era ulteriormente calata e forse si dimentica  che nei primi anni del duemila la Fiat era “tecnicamente” fallita.

Prendere demagogicamente dei numeri a riferimento senza guardare il contesto, prefigura una situazione che non corrisponde alla realtà. Infatti nemmeno nel 2023 si raggiungeranno le 100mila unità perché il mercato della 500E ha rallentato vistosamente quindi chiedere di produrne 200mila nel 2024 è fantasia pura dovuta all’avvicinarsi della campagna elettorale per le regionali e europee. Ma è anche fare disinformazione con l’obiettivo di prendere voti, purtroppo ci crede anche qualche sindacalista popolar-rivoluzionario.

Se poi la strategia è quella enunciata da Cirio in questa dichiarazione siamo all’ingenuità per non dire altro: “su un milione e mezzo di veicoli, Stellantis ne realizza quattrocentomila in Italia. Il resto è fabbricato in Francia e in altri Paesi come Polonia e Marocco(e Serbia ndr).Si vuole riequilibrare questo gap anche perché su 5mila euro di benefici rottamazione, 4 mila vanno a coprire l’acquisto di auto prodotte all’estero. Il governo vuole aumentare la quota che va a beneficio delle auto prodotte in Italia e quindi non c’è altro da fare che spingere i volumi”. Intanto applicare gli incentivi solo alle auto prodotte in Italia è una prassi   vietata dall’Unione europea e poi una tale tesi sarebbe normale sentirla da un esponente di un Paese a socialismo reale, penso alla ex Germania dell’Est e alla sua Trabant e non da un presidente di regione del centrodestra.

Ricordo che siamo in un sistema capitalistico e liberale caro ai governi di destra e che le aziende producono dove è più conveniente in termini di costi con un giusto rapporto con la qualità del prodotto. Dopodiché se è questa la politica del centrodestra nessuno si lamenti più delle richieste che fa Stellantis per portare produzioni dall’estero in Italia, il famoso reshoring. Richieste che vanno da riduzioni dei costi generali spostati a carico della collettività a più ammortizzatori sociali. Ciò non è uno scandalo come insorgono a sinistra è uno scambio sempre avvenuto e sovente nelle situazioni di crisi lo chiede anche il Sindacato.

A Mirafiori non si arriverà a produrre 200mila auto perché il problema non è chiudere qualche stabilimento all’estero per produrre a Torino (ma in questo caso la nostra solidarietà internazionale da sindacalisti che fine farebbe? La stiamo ignorando?).  Oltretutto, se Stellantis aumenta le produzioni in Marocco incrementa la ricchezza di quel, riducendo in percentuale i fenomeni migratori. Si chiama divisione del lavoro.

Mirafiori deve dimostrare le sue capacità produttive e la Regione deve dire cosa mette a disposizione per avere più lavoro a Torino e questo può avvenire solo se il mercato mondiale dell’auto cresce di numero ma per fare questo devono crescere le economie europee e mondiali ma mi pare che il centrodestra sia impegnato … altrove.

 

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