Luci (e ombre) della città

La locandina di “Luci della città”, il film del 1931 diretto e interpretato da Charlie Chaplin, mi è balzata improvvisamente alla mente osservando, sabato scorso, i giochi di luce proiettati sui palazzi di piazza San Carlo. Una magia di colori da guardare a testa in su, mentre in basso (sotto i portici) alcune persone sistemavano i cartoni a terra con lo scopo di prepararsi ad affrontare al meglio la gelida notte: un violento contrasto sociale, molto simile a quelli narrati nei lungometraggi del famoso attore con bombetta e baffetti. 

Lo spettacolo offerto dal Natale torinese è davvero suggestivo. Gli alberi scintillanti disposti in gran numero sulla piazzetta di fronte a Palazzo Reale (sulla cui facciata personaggi animati illustrano sette racconti natalizi), insieme all’atmosfera magica che abbraccia con bagliori colorati il Caval ‘d Brons trasformano Torino nella “Ville lumiere” italiana. 

I visitatori della città, come i torinesi stessi, non possono evitare di essere colpiti dal fascino, quasi incantato, che in questi giorni attraversa le vie e le piazze del centro storico cittadino. Turbinio di narrazioni, fasci di luce e immagini adattate per catturare l’attenzione dei bambini come degli adulti; racconti estremamente capaci nell’attrarre una nutrita moltitudine di persone, tra cui tanti visitatori stranieri, pronta a perdersi nel clima fiabesco dell’Avvento. 

Centinaia di occhi puntati in alto, mentre qualche sguardo cade di sfuggita nella direzione dei senza tetto e di colpo la magia svanisce. Il contrasto in atto stride, portando alcuni a chiedersi come possa convivere lo sfarzo degli acquisti natalizi di lusso, fatti tra comete luminose e tanta fastosità artistica, con la miseria che regna tutto intorno: fotografie di una società simile a quelle messe su pellicola da Charlie Chaplin, raccontate prima ancora, nell’Ottocento, da Charles Dickens e Victor Hugo.

Sotto le luci della città esiste una grande zona buia che va bel al di là di coloro che si fingono indigenti per battere cassa a chi passeggia nelle vie storiche di Torino. L’anno scorso, denuncia la Rete Militante e Antirazzista per l’Abitare, si è assistito ad un acuirsi dell’emergenza abitativa pari al 233% (180 sfratti per finita locazione; 1887 sfratti per morosità; 2761 sfratti eseguiti e 5233 richieste di esecuzioni). L’analisi fatta dalla Rete stessa, che riunisce oltre 60 associazioni firmatarie, evidenzia come il 90% degli sfratti per morosità siano “incolpevoli”, ossia frutto di un disagio abitativo che va inserito nel quadro generale dell’aumento di disuguaglianze, povertà e lavoro malpagato.  

Nel capoluogo piemontese si moltiplicano i casi di coloro che trovandosi in un momento di difficoltà economica perdono la propria abitazione: un drammatico fenomeno a cui si affianca la discriminazione attuata nei confronti delle persone straniere in cerca di casa. La Rete Militante e Antirazzista per l’Abitare evidenzia, nel suo recente documento politico, il dato inquietante del cosiddetto caporalato abitativo che si abbatte sulle persone senza diritti: gli invisibili. La domanda di alloggi cresce, ma l’offerta diminuisce malgrado si stimi che vi siano circa 50.000 alloggi vuoti nella sola città di Torino (molti acquisiti dal patrimonio bancario in seguito al mancato rispetto delle scadenze dei mutui).

Il mondo associazionista che si batte per il diritto alla casa (diritto riconosciuto dalla Costituzione) propone all’attenzione delle istituzioni una serie di punti programmatici (diciotto) utili a ridare dignità alle persone che versano in gravi difficoltà socio-economiche. Una piattaforma politica importante, che assessori e consiglieri dovrebbero almeno leggere, poiché indirizzata al perseguimento del bene collettivo tramite l’abbattimento delle gravi diseguaglianze che umiliano la città (la Torino solidale protagonista delle grandi lotte sociali del secolo scorso).

Dare un tetto a chi non ha casa è il miglior augurio di buone Feste che si possa porgere a noi tutti e alla nostra città!

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