GIUSTIZIA

Grattacielo Piemonte, crollano le accuse: imputati assolti e prescritti

Il processo bis sulla costruzione della nuova sede della Regione si chiude in un nulla di fatto. Prosciolti ex funzionari dell'ente e rappresentanti di aziende che presero parte alla realizzazione dell'opera. Per l'accusa c'era un peculato di 15 milioni

Assoluzioni e proscioglimenti hanno chiuso oggi al Palazzo di giustizia di Torino il processo bis sulla costruzione del grattacielo che ospita la sede della Regione Piemonte,inaugurato a ottobre dello scorso anno dopo un cantiere lungo dieci anni e puntellato da stop, fallimenti d’azienda e guai giudiziari. Fra i 6 imputati c’erano ex funzionari dell’ente e rappresentanti di aziende che presero parte alla realizzazione dell’opera. Le assoluzioni sono scattate per un presunto peculato da 15 milioni di euro su mandati di pagamento per lavori mai eseguiti e materiali mai entrati nel cantiere. I giudici invece hanno stabilito che per i capi d’accusa relativi al falso in atto pubblico e all’inadempienza contrattuale sulle forniture di piastrelle non si può procedere per via della prescrizione. Gli episodi contestati risalivano al periodo 2014-2016. “Il processo è stato condotto con scrupolo e attenzione e la sentenza di assoluzione riconosce la lealtà e la correttezza professionale dei miei assistiti”, commenta l’avvocato Roberto Piacentino, difensore di tre ex funzionari regionali.

La Procura aveva chiesto per i funzionari regionali la condanna a quattro anni e sei mesi e tre anni e quattro mesi per gli ex dirigenti del consorzio incaricato dei lavori con l’accusa di avere fatto sparire nel nulla 15 milioni di euro pubblici. Contestazioni di peculato, abuso d’ufficio, inadempienza contrattuale e falso ideologico formulate il 18 ottobre 202, dal pm Francesco Pelosi. Secondo l’accusa, quel denaro sarebbe stato preteso ed erogato alla Torre Regione Scarl (la società veicolo creata da Coopsette, colosso delle cooperative reggiane) per lavori che in realtà non sarebbero mai eseguiti, anche grazie all’interessamento di alcuni funzionari regionali. Per ottenere quel denaro le imprese raggruppate nell’associazione temporanea avrebbero prodotto stati di avanzamento e altri documenti tecnico-contabili non aggiornati all’ultima variante progettuale, quella con cui la Regione aveva rinunciato alle soluzioni più costose per migliorare le prestazioni energetiche dell'edificio, mantenendo inalterata la bilancia dei costi.

Il masterplan inizialmente era stato affidato all’archistar Massimiliano Fuksas, che aveva pensato una suggestiva torre di 43 piani (la più alta d’Italia) con lastre decorative in vetro, giochi di luce, marmi e una scala mobile da 250mila euro. Nelle successive varianti di progetto, però, questi elementi sono stati stralciati a favore di soluzioni più economiche con l’obiettivo di finanziare delle migliorie agli impianti. Una diversa allocazione dei fondi mai recepita nei documenti contabili, che anzi fino al 2015 hanno continuato a menzionare i corrispettivi di marmi e finimenti extralusso ormai archiviati. Le anomalie sono saltate fuori solo dopo la staffetta alla direzione dei lavori, una tappa obbligata dopo il fallimento di Coopsette e il subentro di un nuovo consorzio di imprese nel cantiere del grattacielo. Per la difesa quel modo di iscrivere i costi era dettato da ragioni fiscali e dalle regole sulla contabilità d’impresa.

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