Un Centro credibile e affidabile

Le ormai prossime elezioni europee rappresentano un appuntamento importante non solo per misurare gli equilibri politici nazionali ma anche, e soprattutto, per verificare la bontà e l’efficacia dei singoli progetti politici. Tra questi, è persin inutile negarlo, spicca la cosiddetta sfida del Centro. Ovvero di una presenza politica centrista in Europa e, di conseguenza, anche nella cittadella politica italiana. Un’area che è ormai da troppo tempo assente nella politica italiana ma che adesso viene continuamente evocata. Anche dagli storici detrattori del Centro e da tutti coloro che hanno individuato, dopo la fine della prima repubblica, nel dogma del bipolarismo la strada miracolistica per affrontare e risolvere i principali nodi politici del nostro paese. E, appunto, le motivazioni di questa misteriosa assenza sono diverse e molteplici. Dall’avvento del dogma bipolare – per la verità sempre più “selvaggio’ e sgangherato – alla crescente voglia di radicalizzare il confronto politico; dall’incapacità di saper declinare una credibile “politica di centro” alla debolezza di quelle culture che storicamente hanno incarnato il Centro politico nel nostro Paese.

Ora, proprio con l’avvicinarsi delle elezioni europee, può ritornare un potenziale polo di centro. Ma, per evitare di essere fraintesi, si tratta di un polo che dev’essere unito, compatto, coeso e fortemente inclusivo. Detto in altre parole, un progetto che non può essere sacrificato sull’altare di beghe personali o di posizioni che sono riconducibili ai rancori e alle vendette trasversali. Atteggiamenti, questi, che denotano solo una dimensione adolescenziale della politica e che rispondono a comportamenti squisitamente impolitici se non addirittura antipolitici. E questo perché un progetto centrista, autenticamente riformista e profondamente democratico, non potrà che essere culturalmente plurale. E lo dico non solo per richiamare, ancora una volta, la centralità del pensiero e della cultura cattolico popolare e sociale nel ricostruire un luogo politico centrista, dinamico e innovativo. Ma per la semplice ragione che il Centro politico storicamente nel nostro paese è sempre stato un presidio plurale. E oggi, e a maggior ragione, di fronte ad una sinistra radicale, massimalista e libertaria, ad un populismo ancora in sella e a settori della destra marcatamente sovranisti ed antieuropeisti, quasi si impone la ricostruzione di un Centro e, soprattutto, di una “politica di centro”. Ma, per essere chiari sino in fondo, deve essere un Centro credibile e affidabile. Ossia, l’esatto opposto di un banale ed incolore cartello elettorale.

E l’area cattolico popolare e sociale si può e si deve impegnare per ricostruire un Centro politico, culturale e programmatico facendolo coincidere con il rinnovo del Parlamento Europeo e con una elezione che segna anche il potenziale ritorno di una Europa come è stata pensata, disegnata e progettata dai suoi storici fondatori ancorati all’ideale democratico e cristiano. Accompagnato dalla condizione, non secondaria, che si tratti realmente di un progetto politico di medio/lunga durata e non legato alla sola contingenza politica. Perché se la nostra cultura, i nostri valori e il nostro pensiero continuano ad avere una straordinaria attualità e modernità non è solo per la freschezza della loro origine ma anche, e soprattutto, per la coerenza e la serietà con cui sono stati declinati, vissuti e concretamente praticati nelle diverse fasi storiche del nostro Paese.

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