LA SACRA FAMIGLIA

Colleziona l'arte e mettila da parte: privato l'elenco dell'eredità Agnelli

John Elkann e fratelli vincono al Tar: non può essere reso pubblico. I giudici annullano il via libera dato dal Ministero della Cultura dopo l'inchiesta di Report. Tele e opere di inestimabile valore al centro della disputa tra Margherita e i suoi figli

È stata annullata dal Tar del Lazio la nota con cui il Ministero della Cultura aveva dato il via libera a conoscere l’elenco delle opere d’arte appartenute a Gianni Agnelli e ai suoi eredi. I giudici amministrativi hanno accolto il ricorso presentato da John, Lapo e Ginevra Elkann, nipoti dell’Avvocato. A chiedere la consultazione era stato, avvalendosi dell’istituto dell'accesso civico generalizzato, un giornalista della trasmissione Rai Report. I legali degli Elkann, fra l’altro, avevano sollevato il problema della tutela della sfera di riservatezza delle persone interessate e della conservazione dei beni in questione, oltre al fatto che la richiesta fosse «non proporzionata rispetto allo scopo tipico dell’accesso civico generalizzato».

Alla fine della disquisizione sulla normativa, secondo i giudici «la valutazione effettuata dal resistente Ministero, incentrata sul bilanciamento tra i contrapposti interessi in gioco funzionale ad ovviare ad un “pregiudizio concreto” a carico dei soggetti controinteressati all'accoglimento dell'istanza, risulta essere “fuori fuoco”»; con la conseguenza che il ricorso di John Philip Elkann, Lapo Edovard Elkann e Ginevra Elkann «va accolto, con conseguente annullamento del provvedimento con cui il Ministero della cultura ha accolto la richiesta di accesso civico generalizzato presentata dal controinteressato».

Come noto, al centro della querelle c’è una delle collezioni d’arte più preziose d’Italia, collegata all’eredità di Giovanni Agnelli. Dov’è finita? È stata smembrata nei vari passaggi? Chi la custodisce? A questo mistero ormai iniziato dopo la morte nel 2003 dell’Avvocato è tra trasmissione Report ha dedicato una puntata andata in onda lo scorso 15 ottobre. Secondo alcune ricostruzioni mancherebbero all’appello ben 636 opere, tra cui tele di Claude Monet, ma anche opere di Giorgio De Chirico, Jean-Léon Gérôme, Giacomo Balla e molti altri, tra cui il “Glaçons, effet blanc” di Monet del 1894, di cui si sono perse le tracce: si trovava a Villa Frescot, ma nel 2013 risulta venduto a un’asta a New York. Anche questo è oggetto della lite sull’eredità di Agnelli che vede come protagonisti la figlia Margherita, contrapposta ai nipoti figli John, Lapo e Ginevra Elkann.

A comunicare la sparizione è stata proprio la figlia dell’Avvocato, che tempo fa ha denunciato il furto di diversi dipinti di grande valore, che sarebbero scomparsi da un caveau in Svizzera. Sono quindi partite le indagini del Tar (Tribunale Amministrativo Regionale) del Lazio, da cui però sarebbe emerso che, in realtà, queste opere non sarebbero mai state custodite nel caveau indicato. Le opere della collezione di Agnelli oltre che di inestimabile valore, sono anche contenute in un registro pubblico del Ministero, teoricamente consultabile al pubblico. Il giornalista di Report avrebbe quindi richiesto al Ministero il permesso per la consultazione, ottenendolo, ma subito dopo Ginevra, John e Lapo avrebbero presentato un esposto, opponendosi, rivolgendosi al Tar del Lazio. Il Tar ha oggi negato l’accesso poiché ciò violerebbe la privacy e il diritto di proprietà degli eredi.

Si tratta di una lista di opere non notificate al Ministero dei Beni Culturali perché non compaiono nei registri e che, come molti frequentatori della casa di Gianni Agnelli possono confermare, si trovavano in diversi appartamenti di proprietà di Agnelli. Alcune di queste opere sono state illecitamente portate fuori dai confini nazionali e non se ne riesce a ricostruire oggi il percorso che le ha condotte nelle mani di collezionisti stranieri o battute all’asta da Sotheby’s. La questione non marginale è inoltre chi sia il legittimo erede di questa collezione. Mentre Margherita Agnelli sostiene che i dipinti siano di sua proprietà, così come le case in cui erano custodite, i fratelli Elkann sostengono che questi dovrebbero passare direttamente ai nipoti – nell’accordo transattivo c’è una pagina, la cosiddetta “pagina 75”, che è stata strappata, ci sarebbe stato l’elenco completo della collezione – perché i dipinti erano di proprietà di Marella Caracciolo e quindi non facevano parte dell’eredità di Margherita. Alla morte di Agnelli, tre proprietà immobiliari sono passate in eredità alla moglie Marella Caracciolo, che ha continuato a custodire le opere d’arte contenute al loro interno. Opere che sono il frutto di una passione che accomunava Marella e Gianni, passione per l’arte culminata nel 2002 nella creazione della Pinacoteca Agnelli, situata all’ultimo piano del Lingotto a Torino e progettata dall’architetto Renzo Piano.

print_icon