PISTOLA TRICOLORE

Delmastro, verità "sotto scorta". Troppe ombre sul caso Pozzolo

In Senato Renzi e Rossomando chiedono chiarezza sui rapporti tra il sottosegretario e settori della polizia penitenziaria. Dov'era il suo capo della sicurezza quando è partito il colpo? Il ministro Nordio fa Ponzio Pilato, come al solito, ma la vicenda è tutt'altro che chiusa

Accertare la verità sullo sparo di Capodanno perché “la vicenda non sta in piedi”. Matteo Renzi condivide con i giornalisti in Transatlantico i suoi tanti dubbi su quanto successo nella notte di San Silvestro, a Rosazza nel Biellese, con il giovane ferito dalla pistola del deputato di FdI Emanuele Pozzolo. Nel mirino dell’ex premier il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro: «Come può essere credibile che lui racconti, “dalla scorta mi hanno detto di allontanarmi dopo lo sparo, ma io ho scelto di tornare dentro”... Peraltro in un comune di 75 abitanti, parcheggia a 400 metri di distanza – aggiunge Renzi – perché evidentemente le macchine vicino le parcheggiano quelli delle scorte, e il capo che fa? A lui lo manda a parcheggiare a 400 metri da solo...», ironizza ancora. «Dopodiché la Presidente del Consiglio cosa dice? Pozzolo deve rispondere per omessa custodia non per lo sparo. E chi ha sparato se non ha sparato Pozzolo? Perché la vittima ci mette tre giorni a denunciare? Pozzolo in questi giorni parla con diversi esponenti di Fratelli d’Italia per restituire le deleghe. Ragazzi, su questa roba ci stanno coglionando...», si lascia scappare il leader di Italia Viva. «Delmastro o chiarisce o si dimette e noi glielo diciamo oggi. Se poi si dimette lo stesso, può anche non chiarire».

La vicenda presenta molti lati ancora oscuri e mentre l’inchiesta della procura di Biella sta procedendo, Pozzolo continua ad affermare che il colpo è partito quando l’arma non la stava più tenendo in mano lui. Al deputato sarebbe caduta di tasca la pistola mentre si trovava nella sede della Pro Loco al termine del cenone. Da lì alcuni presenti si sarebbero avvicinati per chiedergli dettagli sull’arma. Nel momento in cui è partito lo sparo, vicino a lui c’erano la vittima, il 31enne Luca Campana e suo suocero, Pablito Morello, agente della polizia penitenziaria, caposcorta di Delmastro. Morello gli avrebbe chiesto di vedere l’arma e l’avrebbe preso in giro per le dimensioni. Poi sarebbe partito lo sparo. Tutto da accertare, ovviamente.

Una cosa è certa: il rapporto tra Delmastro e Morello va ben oltre quello strettamente professionale, di servizio. L’agente, che nell’ottobre del 1966 ha ottenuto dalla Procura generale di Torino di cambiare il cognome originario (Porcello) per sé, la moglie e i due figli, condivide con il sottosegretario meloniano la militanza politica: nel 2009 è stato candidato ed eletto nella lista Popolo delle Libertà al consiglio comunale di Biella, poi nel 2013 aderì, insieme a Delmastro e a un altro consigliere, a Fratelli d’Italia, partito che nel frattempo era nato da una scissione dal PdL e che a Biella era guidato proprio da Delmastro, all’epoca assessore ai Lavori pubblici. Con il clamore destato dal cosiddetto “caso Cospito” l’ufficio del ministero dell’Interno, preposto alla sicurezza personale (Ucis), assegna a Delmastro una scorta che, per espressa sua volontà, viene svolta dal personale della polizia giudiziaria. E così Morello torna stretto contatto con Delmastro. Inusuale, affermano fonti del Viminale; inopportuno, aggiungono fonti politiche.

E proprio su questi legami – parentali con la vittima e politici con il soggetto “protetto” – che Renzi e non solo puntano il dito. Lo fa anche la senatrice piemontese del Pd e vicepresidente di Palazzo Madama, Anna Rossomando, che oggi in aula ha chiesto di “chiarire la natura dei rapporti intercorrenti tra il sottosegretario Delmastro e alcuni settori della polizia penitenziaria vicini al suo partito”, rapporti che possono aver “creato una sovrapposizione tra il ruolo istituzionale che la delega assegna al sottosegretario Delmastro e attività di propaganda di partito”. Tra le premesse citate nella sua interrogazione, la senatrice ha ricordato che “lo scorso 3 dicembre a Biella è stata organizzata la cena per gli auguri di Natale di Fratelli d’Italia dove erano presenti, tra gli altri, il sottosegretario Delmastro e l’onorevole Pozzolo e dove, sempre secondo quanto riportato da organi di stampa, uno dei tavoli del ristorante che ha ospitato l’evento sarebbe stato riservato alla polizia penitenziaria”. Come ha riportato il Post la cena è stata anche l’occasione per una grande dimostrazione di solidarietà verso Delmastro, che quattro giorni prima era stato rinviato a giudizio per avere rivelato documenti riservati legati al caso Cospito. Nella sala principale c'era un grande striscione con su scritto: “Siamo tutti Delmastro”. Alcuni agenti della polizia penitenziaria locale, iscritti al sindacato Sinappe, hanno sfilato tra i tavoli indossando una maglietta con scritto “Anche io sono Delmastro”, tenendo in mano un cartoncino con la faccia del sottosegretario. Perciò Rossomado chiede se sia “ancora compatibile l’esercizio di una delega così delicata in capo all’onorevole Delmastro”.

Interrogativi cui il ministro della Giustizia Carlo Nordio si è sottratto: “Sono in corso indagini e sarebbe improprio e delittuoso se dovessi rivelare delle cose, che comunque non so. Va da sé che, nel momento in cui un domani dovessero emergere da parte della magistratura delle ricostruzioni adeguate e obiettive, sarei il primo a riferirle qui davanti a questo onorevole consesso. Più di tanto non posso dire, perché noi ci inchiniamo di fronte all’autonomia e la tanto decantata indipendenza della magistratura”. In merito alla presenza degli uomini della scorta quel giorno, Nordio ha risposto che “esiste una forma di tutela esterna, che è quella che si occupa della garanzia del tutelato per quanto riguarda gli ambienti circostanti. Una volta che questa è stata assicurata esiste una tutela interna perché se il tutelato rimane in un ambiente chiuso deve essere accompagnato da chi assicura la tutela. Non vi è niente di scandaloso se a una manifestazione conviviale partecipano anche le persone che devono tutelare chi partecipa a quella situazione conviviale. Per quanto riguarda la scelta delle persone di tutela – ha aggiunto – posso assicurare che essa è individuata dal provveditorato regionale competente. Non può e non deve esservi nessun sospetto di contiguità partitica, politica, ideologica o altro tra gli uni e gli altri. La forma della partecipazione a queste attività conviviali, compreso chi viene invitato, è oggetto che non può essere trattato dal ministero della Giustizia perché è discrezionale e deputato alla libertà personale di chi organizza la convivialità”.

Sospetti e dubbi che, con buona pace del Guardasigilli, permangono. “Le ricostruzioni non tornano”, ha replicato Renzi. “La notte di Capodanno avete toccato il fondo, cercate di rialzarvi”, ha detto rivolgendosi ai banchi della maggioranza. “A me non interessa l’indagine che farà il pm e il giudizio che darà un giudice. Non mi interessa che vi sia un colpevole giudiziariamente, io ritengo che questa vicenda denoti incultura istituzionale spaventosa, un utilizzo proprietario della polizia penitenziaria e una reticenza omertosa di fronte alla verità”.

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