VERSO IL VOTO

A sinistra il tavolo, Salvini a tavola. Piatto forte le regionali in Piemonte

Lo stato maggiore della Lega attovagliato al Solferino con il Capitano. Menu rigorosamente piemontese ma c'è chi mastica amaro: "Saremo mica già alla frutta?". Il leader mostra ottimismo e chiede a tutti i consiglieri uscenti di ricandidarsi

Attovagliati lontani da occhi indiscreti, o quasi, consiglieri regionali e parlamentari piemontesi sono a rapporto da Matteo Salvini. Ore 13,30, il ristorante è il Solferino di Torino, nell’omonima piazza: al Capitano – nel capoluogo per inaugurare il collegamento ferroviario con l’aeroporto – il compito di ringalluzzire le truppe nonostante i sondaggi in picchiata e la “ritirata” in Sardegna. Le urne virtuali parlano di un partito fermo sotto il 9%, mentre Fratelli d’Italia viaggia a velocità tripla e si appresta a fare man bassa. Il piatto forte sono le prossime regionali e anche il menu parla rigorosamente piemontese, così quando al tavolo vengono serviti vitello tonnato e plin da Salvini arriva la richiesta perentoria ai consiglieri uscenti di ricandidarsi, nonostante le condizioni (elettorali) sempre più avverse, per portare qualche voto in più. Acqua al mulino della Lega, Barbera e Arneis nei calici dei commensali. Il tutto mentre un altro tavolo stava per essere apparecchiato: quello tra Pd e Movimento 5 stelle, ben lontani da un accordo per presentarsi insieme contro Alberto Cirio.

Nell’introduzione di Salvini c’è spazio anche per le Europee e la conferma di un dialogo già ben avviato con il generale Roberto Vannacci che lui vorrebbe candidare capolista in tutte le circoscrizioni, sfidando i brontolii provenienti dalla pancia del partito (quella dei convitati, almeno, trovava invece piena soddisfazione). In pochi hanno marcato visita: tra questi non è sfuggita l’assenza dell’assessore novarese Matteo Marnati così come del collega di Cuneo Luigi Icardi e la biellese Chiara Caucino. Non c’erano neanche i consiglieri regionali Riccardo Lanzo, ormai defilato e disinteressato alle dinamiche politiche di Palazzo Lascaris e della Lega, e Claudio Leone, perennemente inquieto e da mesi sull’uscio nella speranza (sempre più vana) di essere accolto in Fratelli d’Italia. Certo l’umore non è quello di cinque anni fa, quando il Carroccio viaggiava spedito oltre il 30%, ma tra i presenti si abbozza e ci si acconcia in attesa di tempi migliori. Al segretario piemontese Riccardo Molinari il compito di serrare i ranghi. “Siamo alla frutta” mastica amaro qualcuno, e invece arriva il bonet.

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