FINANZA & POTERI

Più che Profumo puzza di bruciato.
Non c'è Intesa sul dopo Gros-Pietro

Sicuri che lasciata la guida della Compagnia per l'ex ministro si aprano le porte della banca? Nient'affatto, riferiscono fonti vicine a Messina. L'attuale presidente, appena 82enne, potrebbe restare per un altro mandato. Vertice a tre sul futuro di corso Vittorio

Mai fare i conti senza l’oste. Soprattutto se il piatto è assai prelibato e il posto è occupato da un commensale restio a lasciare il tavolo. E così mentre tutti – e lo stesso interessato, pur dissimulando il reale interesse dietro formule di rito (“Non ho mai avuto ansie di futuro”) – danno per altamente probabile l’approdo di Francesco Profumo alla presidenza di Intesa Sanpaolo, dal secondo piano del Palazzo delle Colonne, dove ha sede il quartier generale della banca predicano cautela. Lì nello storico edificio milanese di via Verdi, ieri come oggi cuore della finanza lombarda, il ceo Carlo Messina segue con grande attenzione e altrettanta discrezione la partita che si sta giocando in queste settimane sotto la Mole sui futuri vertici della Compagnia di San Paolo, primo azionista dell’istituto di credito e tra i principali attori di quell’intrico di cariche da cui dipendono gli assetti e la direzione di centri di potere nevralgici per il “sistema” (Acri, Cdp, F2i).

Non è affatto detto, dicono dall’entourage di Messina, che Gian Maria Gros-Pietro si faccia da parte e che alla scadenza del suo quarto mandato – il primo risale all’ormai lontano 2016 (peraltro dopo essere stato dal maggio 2013 presidente del Consiglio di gestione nell’allora governance duale) – si debba trovare un nuovo inquilino per Ca’ de Sass (e per quella ormai secondaria di piazza San Carlo a Torino). Anzi, a dirla tutta in barba alla carta d’identità – compirà 82 anni tra qualche giorno (il 4 febbraio) – l’economista torinese non solo mostra una forma smagliante ma è pure determinato a restare. Prospettiva, quella di una riconferma della “coppia di successo”, sull’onda di risultati indiscutibili, che non dispiacerebbe affatto allo stesso Messina, il quale del “suo” presidente apprezza la lealtà, la compostezza, il profilo di studioso: tutte qualità che l’hanno tenuto a debita distanza dal governo della banca, dove lui pretende di avere mano libera. “Profumo sarà valorizzato come merita”, è l’unica cosa che chi gli ha parlato è riuscito a carpire, tra un viaggio e l’altro nella Capitale e le sempre più frequenti e lunghe permanenze in barca (dove, raccontano gli intimi, si rifugia quando deve elaborare strategie o prendere decisioni cruciali).

Non avrà l’ansia ma di sicuro ha fatto più di un pensiero Profumo, forte di una promessa che gli avrebbe fatto Giuseppe Guzzetti, venerato papa della finanza bianca, nemmeno ancora 90enne, per averlo dalla sua parte nella battaglia di Acri (per il suo fedelissimo Giovanni Azzone, numero uno di Cariplo) e stoppare le ambizioni di Fabrizio Palenzona, presidente della Crt. L’ex rettore del Politecnico ha eseguito il compito, come si è visto nell’ultima riunione della Consulta delle fondazioni del Nord-Ovest, dove il Camionista di Tortona è stato “stanato” anche con la complicità di Ezio Raviola, il quale al termine del suo mandato alla guida della Crc sarà ricompensato con la cooptazione in Compagnia. Tutto si tiene, per ora. Calendario alla mano i tempi sono stretti e Profumo, comunque, intende rimuovere ogni ostacolo che possa impedirgli di succedere a Gros-Pietro. E visto che la norma prevede almeno un anno di “freezing” o “cooling off” che dir si voglia, deve sloggiare in fretta da corso Vittorio Emanuele in modo da farsi trovare pronto ed eleggibile per aprile 2025. A Milano, al momento, consigliano di raffreddare anzitutto gli animi, anche perché una delle condizioni per cui Gros-Pietro liberi la poltrona, ovvero la sua promozione alla testa dell’Abi, quando Antonio Patuelli lascerà Palazzo Altieri, è tutt’altro che scontata.

Sul fronte interno, che a prendere il suo testimone in Compagnia sia Marco Gilli o Luca Asvisio – i due candidati arrivati alla stretta finale – poco cambia. In settimana dovrebbe tenersi un vertice a tre (Messina, il sindaco Stefano Lo Russo e il governatore del Piemonte Alberto Cirio), preparato nei giorni scorsi da incontri informali e numerose telefonate, da cui uscirà il nome del successore. L’ex ministro del governo del loden (come ha rivelato in alcune conversazioni il segretario generale dell’ente, Alberto Anfossi) scommette sull’attuale attaché scientifico della nostra Ambasciata negli Usa, confidando di poter esercitare sul collega a cui nel 2012 ha affidato la guida dell’Ateneo, una certa influenza. Così come buoni, all’insegna del bon ton istituzionale, sono i rapporti con il presidente dell’Ordine dei commercialisti, il quale anzi proprio per il suo pallino di voler “fare sistema” tra tutte le realtà della città potrebbe costituire un argine ai mai appagati appetiti milanesi. Si vedrà, questione di poco.

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