SACRO & PROFANO

La Chiesa "scomunica" Tavares: preoccupanti le parole su Mirafiori

Dopo gli appelli dell'arcivescovo Repole il nuovo allarme: "Avevamo chiesto all'azienda di chiarire i piani su Torino ma la risposta comunica purtroppo una sensazione di grande incertezza". E non bastano gli incentivi per rilanciare la produzione

Le dichiarazioni di Carlos Tavares sul futuro a rischio dello stabilimento di Mirafiori “preoccupano molto la Chiesa torinese. Se a Natale l’arcivescovo Repole domandò pubblicamente di chiarire i progetti dell'azienda, la risposta che oggi giunge da Stellantis comunica purtroppo una sensazione di grande incertezza”. Così Alessandro Svaluto Ferro, direttore dell’Area sociale della Diocesi di Torino, a commento delle dichiarazioni del ceo del gruppo sul futuro della fabbrica torinese. “Con il pensiero ai lavoratori, alle loro competenze che sono elemento di valore per il territorio, alle famiglie e ai loro bisogni e progetti, ma anche all'intero sistema delle imprese che ruotano attorno a Stellantis – prosegue – auspichiamo che il gruppo automobilistico compia ogni sforzo per conservare e sviluppare la sua presenza a Torino. L’ad Tavares - nel confronto con le organizzazioni sindacali e le loro proposte, e nel dialogo con le Istituzioni - indichi quali sono le condizioni che consentono la tenuta e lo sviluppo dello stabilimento di Mirafiori e la valorizzazione del sistema dell’auto torinese. Il solo ragionamento sugli incentivi all’acquisto dell’auto non entra nei fattori di competitività e sviluppo che possono qualificare e rilanciare Mirafiori e il sistema dell’auto torinese”.

A dicembre, dopo aver ricevuto alcune rappresentanze di lavoratori di fabbriche in crisi (come la Lear di Grugliasco), l’arcivescovo Roberto Repole aveva chiesto ai vertici Stellantis “parole chiare sui progetti del gruppo automobilistico”. Tema su cui era tornato nel confronto pubblico al San Giuseppe con il presidente della Regione Alberto Cirio e con il sindaco Stefano Lo Russo sul “bene per la città”.

“Io come pastore della Chiesa torinese, ma anche come cittadino – aveva scritto in occasione delle festività natalizie –, sento il dovere di inviare ai responsabili delle aziende e alle istituzioni pubbliche un forte appello perché non si rassegnino alle difficoltà dei mercati e facciano tutto il possibile, tentino tutte le strade possibili, per conservare le produzioni e i posti di lavoro. La crisi industriale viene da lontano ed anche gli imprenditori ne sono vittime, ma davvero non possiamo rassegnarci. Stiamo parlando di vite umane”. Non solo vicinanza umana e condivisione cristiana, quella espressa dal presule che si sta sempre più ritagliando il ruolo di pungolo nella ex capitale dell’auto. “Desidero fare osservare che l’emergenza delle piccole e medie aziende torinesi rientra da decenni in una crisi di sistema, originata primariamente dalla contrazione del comparto automobilistico attorno alle fabbriche Stellantis (ex Fiat), che a cascata produce chiusure e ridimensionamenti nell’indotto. Anche il grande gruppo automobilistico si misura con i problemi del mercato e affronta sfide impegnative, ma la governance dell’azienda si sta sempre più trasferendo all’estero e Torino vive, per conseguenza, una particolare incertezza sui destini dello stabilimento di Mirafiori, ormai ridotto a piccoli numeri di occupazione”. Oggi il nuovo allarme.

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