DIRITTI & ROVESCI

"Per Askatasuna tolleranza zero. Bene comune non è la soluzione"

L'ex pm Rinaudo: "Velleitario pensare di portare in questo modo nella legalità chi da sempre la vìola". Il magistrato che fece sgomberare l'ex asilo occupato, critico verso "chi sostiene la decisione del sindaco senza conoscere il mondo antagonista"

“Non si risolverà certo la questione degli scontri, delle violenze e dell’illegalità con una delibera che trasforma l’immobile occupato da Askatasuna in bene comune. Questo è fuori discussione. Non si può legittimare gli aderenti al centro sociale, pensando che per questo improvvisamente cambino e si acquietino”. Pochi come l’ex magistrato Antonio Rinaudo conoscono a fondo la galassia dell’antagonismo torinese, la sua genesi e il suo percorso sempre accompagnato da azioni violente, per non dire della pratica costante dell’illegalità. Pubblico ministero nei processi agli anarchici e altre frange della contestazione violente, da quelle contro la Tav alle centinaia di manifestazioni a partire da quelle, costanti, in occasione del Primo Maggio, Rinaudo è noto per il suo rigore che, tra l’altro, lo ha sempre portato a restare fuori dalle famose correnti della magistratura. Ma anche a vivere una vita sotto scorta.

Dottor Rinaudo, Non si può non chiederle, prima di tutto, la sua immediata reazione alla notizia della decisione del sindaco Stefano Lo Russo su Askatasuna. Qual è stata?  
“Di sbigottimento e incredulità. Come posso non provare incredulità di fronte a una decisione come quella del sindaco? Che un’amministrazione comunale attraverso questo meccanismo del bene comune pensi di portare la legalità dove è sempre stata violata, mi pare di difficile comprensioe. Perché un conto è recuperare un immobile rimettendolo a norma, altro è ritenere che questo possa valere anche per il suo contenuto, ovvero per gli appartenenti al centro sociale”.

Una decisione che suscita reazioni opposte, ma vede anche molti tra cui alcuni suoi ex colleghi plaudire e motivare positivamente la scelta del Comune. La soprende?
“Un po’ mi sorprende vedere alcuni miei ex colleghi che si sono sempre occupati di altri temi, intervenire a sostegno di questa decisione non conoscendo a fondo il fenomeno. Meno mi sorprende chi non ha mai negato le sua posizioni favorevoli a quel mondo. Poi c’è chi cerca di dare una visione storica tutta sua particolare come il professor Alessandro Barbero, chi invece ne dà una visione ideologica. Ripeto, non so se molti che intervengono abbiano davvero contezza di cosa sia Askatasuna. Che all'interno dell'immobile occupato si svolgano eventi o manifestazioni con un fine sociale è lodevole, ma che questo aspetto diventi predominante per legittimare quel movimento significa negare che in quel luogo ci sia stata per anni e c'è tuttora una frangia violenta che si è sempre sontrapposta allo stato di diritto, ribadisco tutto ciò non può non destare perplessità"

Parla al passato, oggi?
“Le ultime ordinanze cautelari si riferiscono a fatti di circa due anni fa sono la riprova che l'illegalità che perdura da quasi trent'anni, all'improvviso non cambia. Ho fatto molti processi per le manifestazioni violente in occasione del Primo Maggio. Coloro che erano imputati per quelle azioni violente provenivano quasi sempre da quell’immobile. Non mi stupisce che per i fatti del 2022 vene siano coinvolti  altri 12 come avvenuto recentemente. E poi c’è una questione ulteriore…”.

A cosa si riferisce? 
“L’immobile è occupato da poco meno di trent’anni, a spese dii chi? Della collettività. E tuttio in un contesto perdurante di illeggitimità. Ora attrverso l'adozione di quel provvedimento del Comune ci sono stati e ci sono in situazione di illegittimità. Ora attraverso questa forma di legittimazione, staranno dentro per sempre a spese di tutti, ma in forma legittima in virtù del provvedimento del Comune. È accettabile questo?”

Lei si è occupato a lungo delle violenze, degli scontri e degli attacchi ai cantieri della Tav. Un altro terreno su cui il centro sociale oggetto della discussa decisione non ha mai mancato di partecipare. 
“Quello dalla lotta violenta contro la Tav è stato un altro teatro in cui Askatasuna è stata presente, legandosi con altri movimenti, come gli anarchici. Il collante è stato la reazione, ribadisco violenta, alle decisioni delle istituzioni, analogamente a quanto avveniva al Primo Maggio dove l’obiettivo era lo scontro con i sindacati, ma anche con le stesse forze politiche della sinistra, oltre che ovviamente contro le forze dell’ordine”.

Se è chiaro che lei non condivide affatto la strada imboccata dal sindaco, quale potrebbe sarebbe una soluzione alternativa?
“Se non zero, una tolleranza ridotta ai minimi livelli. Il problema lo si potrebbe risolvere con lo sgombero, ma anche in questo caso si obietta con il rischio di alzare la tensione. Ma il dialogo con questi quante volte si è reso impossibile? In situaizoni analoghe, come per esempio per l'immobile delll’asilo di via Alessandria adottai un provvedimento di sequestro dell’immobile e si diede corso allo sgombero. Lo stesso per la struttura di via Lanino nella zona del Balon. Certo che ha implicato l’impiego della forza pubblica, ma l’obiettivo è stato raggiunto”.

Un ex toga come lei, il già procuratore generale Francesco Saluzzo ha espresso fortissime perplessità riguardo la scelta del Comune.
“E io non posso che condividerle. Perplessità che sono le mie e di chi conosce quel mondo, come le problematiche che si hanno con chi fino ad ora ha sempre rifiutato il confronto e il dialogo. Credere che con questa operazione, fatto salvo l’apprezzabile ripristino dell’immobile, possa garantire una situazione di legittimità mi pare davvero poco”.

Anche i sindacati di polizia, eccetto uno, hanno duramente criticato il sindaco, declinando l’invito a discutere su una decisione, peraltro già assunta. Hanno ragione?
“Certo che sì. Ed è ovvio che io sia dalla parte dei sindacati di polizia. Rappresentano quegli uomini e quelle donne che durante le manifestazioni  prima linea sono oggetto di lancio di pietre e bottiglie molotov. Più che comprensibile la loro amarezza di fronte a una decisione dell’amministrazione comunale che cerca un dialogo mettendo a disposizione l’immobile di chi lo occupa illegalmente e commettendo reati da decenni”.

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