SCISSIONI

Radicali liberi (di andarsene)

Primo scossone dopo l'elezione del giovane Hallissey a capo del partito che fu di Pannella. L'ex presidente Boni annuncia l'addio assieme a un gruppo di iscritti storici. Si rompe il fronte con Viale che invece resta dentro

Radicali liberi. Dopo una militanza di decenni, anni di marce non violente al fianco di Marco Pannella ed Emma Bonino, un drappello di attivisti torinesi, che fino a oggi si è radunato nell’associazione Adelaide Aglietta, alza i tacchi e lascia quel che resta del partito. Primo fra tutti Igor Boni, presidente nazionale di Radicali italiani fino a pochi giorni fa, quando all’ultimo congresso è andata in scena la rivoluzione degli under. Matteo Hallissey, 20 anni, diventa il più giovane segretario di un partito politico in Italia, Patrizia De Grazia e Filippo Blengino, anche loro con meno di trent’anni, sono eletti rispettivamente presidente e tesoriere. Tutta colpa, o merito a seconda dei punti di vista, di un regolamento che ha consentito ai giovani di poter fare la tessera con 50 euro (per gli over 28 il costo è di 200) e al congresso le votazioni da remoto con lo spid. Due accorgimenti che hanno sovvertito i rapporti di forza e consentito a un gruppetto di giovani ambiziosi di sostituirsi al compromesso che reggeva da quattro anni sul triunvirato composto da Massimiliano Iervolino, Giulia Crivellini e Igor Boni. Da dicembre i tre parlano di iscrizioni farlocche e hanno presentato addirittura una denuncia alla Procura di Milano: il congresso viene rimandato ma alla fine gli iscritti votano e i tre giovanotti si prendono il partito.  Uno scossone che arriva all'indomani del fallimento della raccolta firme sulle sei proposte di legge di iniziativa popolare lanciate in estate.

Boni, dunque, lascia la presidenza e ora annuncia che non rinnoverà la tessera con i radicali. Lo stesso faranno altri storici militanti come Silvja Manzi (già segretaria e tesoriera di Radicali italiani), Giulio Manfredi e Beatrice Pizzini. Resta dov’è, invece, Silvio Viale, consigliere comunale a Torino e altro storico militante radicale dopo aver mosso i primi passi nelle organizzazioni dell’estrema sinistra e una parentesi nei Verdi con cui approdò oltre vent’anni fa per la prima volta in Sala Rossa. Tra chi lascia c’è anche Chiara Squarcione, giunta al 14° giorno di sciopero della fame in attesa che il governo si occupi del sovraffollamento delle carceri.

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