LA SACRA FAMIGLIA

Gli Agnelli hanno fatto "carte false": firme apocrife e proprietà nascoste

Nel decreto di perquisizione la procura di Torino ritiene che "alcuni documenti di rilievo" come "le aggiunte testamentarie" e "i contratti di locazione degli immobili italiani" non siano stati firmati da Marella. E spuntano altri beni in paradisi fiscali

Sono di “natura ragionevolmente apocrifa” le firme riconducibili a Marella Caracciolo, vedova di Gianni Agnelli, su “alcuni documenti di rilievo” come “le aggiunte testamentarie” e “i contratti di locazione degli immobili italiani”. È quanto scrivono i pm della procura di Torino nel decreto di perquisizione notificato dalla guardia di finanza nei giorni scorsi nell’ambito dell'inchiesta nata da un esposto di Margherita Agnelli, figlia di Marella e dell'Avvocato. Il documento, firmato dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dai sostituti Mario Bendoni e Giulia Marchetti, richiama una parte delle varie tesi sostenute da Margherita. Ci sono, inoltre, “ulteriori beni produttivi di reddito derivanti dall’eredità di Gianni Agnelli detenuti da società terze collocate in paradisi fiscali” di cui Marella Caracciolo, nonna di John Elkann, “è risultata titolare effettiva”.

Margherita Agnelli contesta soprattutto il passaggio nelle mani di John (60%), Lapo (20%) e Ginevra Elkann (20%) delle quote della holding Dicembre. Agnelli chiede che venga annullato – per dichiarazione di invalidità o di inefficacia – il testamento numero 3693 del 12 agosto 2011 e le due aggiunte allo stesso testamento, fatte il 14 agosto 2012 e il 22 agosto 2014, con cui la madre ha lasciato i beni ai nipoti. Punta a essere riconosciuta come unica erede legittima, così da arrivare alla reintegrazione delle quote “mediante riduzione delle donazioni, anche indirette e dissimulate” e alla condanna degli Elkann alle restituzioni. Inoltre, c’è la questione della presunta dichiarazione fraudolenta contro John Elkann, il commercialista di famiglia Gianluca Ferrero e il notaio svizzero Urs Robert von Gruenigen. Su questo stanno lavorando sia i giudici torinesi che quelli svizzeri: in un’annotazione della Guardia di Finanza del 6 febbraio si parla di una “scrittura privata non autenticata” con cui Marella nel 2004 andava a cedere ai nipoti il controllo sulla holding. Il pagamento sarebbe stato eseguito “apparentemente” in quanto “non documentato”. Infine, il tema del pagamento del vitalizio versato da Margherita a Marella dopo un accordo tre le due siglato nel 2004, in terra elvetica. In quelle carte la figlia rinunciava alle partecipazioni nelle società di famiglia in cambio di un corrispettivo in beni per l’equivalente di un miliardo e 275 milioni di euro. Ma Margherita Agnelli, in seguito, non riconobbe la validità dell’intesa.

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