LA SACRA RUOTA

Tavares strizza l'occhio al Governo (e liscia il pelo ai lavoratori)

Nessuna intenzione di sbaraccare, anzi. Il ceo di Stellantis lancia ramoscelli d'ulivo a Meloni e Urso, rilanciando l'obiettivo del milione di vetture prodotte in Italia. Ma mentre i sindacati chiedono certezze lui si limita agli auspici

Stellantis conta i soldi, tanti per i suoi azionisti, e dopo mesi di schermaglie e settimane di veri e propri scontri lancia ramoscelli d’ulivo al governo. Archiviato un 2023 da “risultati record” (utile netto di 18,6 miliardi, in crescita dell’11%), il gruppo automobilistico, che ha superato i 3 anni di vita dalla fusione Fca-Psa, fa felici soci e investitori mentre lascia ancora l’amaro in bocca a dipendenti e territori su cui sorgono gli impianti. Non sarà certo la mancetta, seppur sostanziosa del premio medio di 2.112 euro, a sgombrare le preoccupazioni sul destino produttivo delle fabbriche italiane. “Per raggiungere l’obiettivo condiviso del milione di veicoli ci servono tutti i nostri stabilimenti – ha spiegato oggi l’ad Carlos Tavares –. È il motivo per cui siamo grati al governo italiano per la decisione ottima di mettere a disposizione incentivi per i consumatori”. Slurp.

Un obiettivo, quello fatidico del milione di veicoli, che potrebbe essere realizzato anche prima del 2030. Considerato che lo scorso anno la produzione in Italia è aumentata del 9,6% per un totale di 752.122 unità, al risultato si può arrivare presto: “Se possiamo farlo prima, lo faremo”, mette le mani avanti Tavares. Al momento in Italia gli stabilimenti di Pomigliano d’Arco e quello di Mirafiori vivono due situazioni diverse. Quello campano, “casa” di Fiat Panda, Alfa Romeo Tonale e Dodge Hornet è “al massimo della produzione”, mentre in quello torinese la 500e “è stata una vittima dell’assenza di incentivi, ma non solo in Italia anche in Germania”. E questo è da tempo l'oggetto del contendere nella trattativa con Palazzo Piacentini, quartier generale del ministero delle Imprese e del Made in Italy, regno di Adolfo Urso.

Ora però i sindacati chiedono certezze. “Se Tavares dice che c’è un futuro per Mirafiori, ce lo dimostri con i fatti e con l’assegnazione di nuovi modelli” dice il segretario generale Uilm Torino Luigi Paone. “Non possiamo che rallegrarci delle parole di fiducia che l’amministratore delegato ha rivolto oggi ai lavoratori di Mirafiori – ha aggiunto Paone –. Lo stabilimento è centrale per storia, capacità e professionalità dei lavoratori. Siamo fiduciosi che a breve l'azienda ci comunichi quali progetti ha per Torino".

A livello globale poi l’ad sgombera il campo dalle speculazioni su operazioni di fusione: “Voglio essere chiaro: non abbiamo nessun tipo di negoziazione in corso su operazioni di M&A. Soprattutto non con Renault”. Sull'arrivo di un costruttore, magari cinese in Italia, altro tema aperto con l’esecutivo, Tavares ricorda che: “Noi abbiamo fatto una mossa strategica cioè di avere una partnership con Leapmotor e se dovessimo avere l’opportunità, perché ha senso economico, di produrre auto Leapmotor in Italia lo faremo”. In generale, per affrontare la concorrenza cinese si dovrà fare ricorso ai “best brains” in termini di tecnologia. “Useremo tutte le skill presenti nella società, incluse quelle che ci sono a Torino”, come il laboratorio per sviluppare la chimica per le batterie l’hub dell’economia circolare. Un po’ fuffa e un po’ scommessa sul futuro.

In Italia sono presenti due piattaforme di produzione, Stla Medium e Large, e in queste condizioni “non c’è nessun altro Paese nel mondo” quindi “qualsiasi tipo di speculazione sul fatto che non stiamo usando tutta la nostra capacità nel Paese non è basata su fatti. Vogliamo fare di più, amiamo l’Italia e i nostri dipendenti perché stanno contribuendo molto ai risultati”. Commossi per le parole ora ci si aspettano scelte conseguenti, come per restare a Mirafiori l’arrivo di un secondo modello.

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