VERSO IL VOTO

"Ci vuole la Todde del Piemonte, il Pd candidi Appendino"

L'ex senatore Pd Esposito lancia il sasso nella piccionaia. "Se sono convinti dell'alleanza con i 5 Stelle vadano fino in fondo". Una mossa utile anche per vedere quanto l'ex sindaca bluffa. E se dice di no? I dem dovrebbero buttare nella mischia Anna Rossomando

È da tempo fuori dalla politica, ma non ha perso verve e vis polemica. È stato il primo sostenitore della Tav quando anche nel suo partito di allora, il Pd, era una battaglia di minoranza, porta il suo nome la legge che ha assegnato a Torino e al Piemonte il cosiddetto tesoretto olimpico, dopo i Giochi di Torino del 2006. Ed è stato lui, Stefano Esposito, il kingmaker dell’operazione che portò Sergio Chiamparino a capo della Regione nel 2014, quando l’ex sindaco si era quasi rassegnato a chiudere la sua carriera nel buen retiro dorato della Compagnia di San Paolo. Per lanciare il suo nome, Esposito s’inventò anche una raccolta firme tra i sindaci del Piemonte e con un blitz di pochi giorni, di fatto, fece convergere tutto il partito sul nome del Chiampa.

Oggi osserva con distacco quel che accade nel suo ex partito precipitato in uno psicodramma dal quale non riesce a uscire e, dal momento che il gusto per le provocazioni non lo ha mai perso, con lo Spiffero se ne concede ancora una: “La dico senza girarci troppo intorno, se si è davvero convinti che il modello Todde sia quello vincente, e dato per acquisito che per il Pd l’alleanza con il Movimento 5 stelle sia fondamentale, allora con generosità il mio ex partito dovrebbe affidarsi alla Todde del Piemonte”. Cioè? “A Chiara Appendino”.

Un bel modo per far saltare in aria il partito, non crede?
“Innanzitutto faccio una premessa: io non farei mai un’alleanza con il M5s, ma se al livello regionale e nazionale hanno scelto questa strada allora devono andare fino in fondo”.

L’Esposito di dieci anni fa di fronte a un’ipotesi come questa si sarebbe dato fuoco.
“Ovviamente mi sarei opposto, spiegando perché non si deve fare alcuna alleanza, mentre ora tanti borbottano ma non c’è uno che dice come la pensa. Ribadita questa premessa, però, dico che se il Pd ha una linea politica chiara non può percorrerla a metà”.

Dica la verità: lo dice solo perché vorrebbe stanare Appendino.
“Lo dico perché credo sia la persona più autorevole di quel partito. E penso anche che, se quel partenariato pubblico-privato per fare il Parco della Salute, che lei da sindaca ha sostenuto, oggi è diventato l’ostacolo all’alleanza allora il Pd dovrebbe sostenerla per farla diventare presidente della Regione e per consentirle di cancellare quell’operazione”.

Lei pensa che accetterebbe?
“Non lo so. Penso valga la pena chiederglielo, dal momento che lei sui nostri candidati continua a storcere il naso”.

E se vince sai che concordia istituzionale con Lo Russo a Torino?
“Guardi che al di là dell'antipatia reciproca tra i due, Lo Russo non sta facendo nulla di diverso di quello che aveva fatto lei. A partire proprio dalla concordia istituzionale con il vertice della Regione che allora prese il nome di Chiappendino”.

E se dicesse di no?
“Allora sarebbe evidente il bluff. E il Pd dovrebbe mettere subito in campo la più autorevole figura istituzionale che ha in Piemonte: la vicepresidente del Senato Anna Rossomando”.

Una che pur mantenendo una posizione, almeno pubblicamente, piuttosto defilata, non ha mai nascosto di vedere con favore il campo largo.
“E forse proprio per questo è la persona giusta. Quando ci sono momenti di stallo tra due candidati non si possono fare nomi a caso che sono divisivi e non godono dell’autorevolezza necessaria. Se serve una persona terza tra Daniele Valle e Chiara Gribaudo il Pd deve attingere alle sue figure più alte. Io dico che Anna sarebbe la persona giusta”.

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