LA SACRA RUOTA

Oui, je suis Stellantis. Già comandano ma i francesi possono salire ancora

Scaduto il patto parasociale, la famiglia Peugeot può aumentare le sue quote fino al 9,6%, possibilità negata a Exor. Il gruppo che ha ormai la testa a Parigi si allontana sempre più dall'Italia. Le mire di Macron sulla leadership nel settore dell'auto in Europa. L'allarme del Copasir

Stellantis diventerà ancor più francese? L’ipotesi è tutt’altro che peregrina e, soprattutto, se la famiglia Peugeot deciderà in tal senso potrà farlo. Dopo tre anni dall’entrata in borsa del gruppo, frutto della fusione tra Fca e Psa, il vincolo di lock-up firmato dalla holding della famiglia AgnelliExor, e dagli eredi Peugeot ha raggiunto la scadenza prevista. E i patti riservati includono la facoltà per Psa di aumentare la propria quota del 2,5 per cento, mentre questa possibilità non è concessa a Exor, che detiene il 14,2 per cento delle azioni e non ha, pertanto, la possibilità di espandere ulteriormente la sua partecipazione.

In virtù della raggiunta scadenza del patto, Peugeot potrebbe aumentare la propria quota dal 7,1 per cento attuale al 9,6 per cento, mentre lo Stato francese che detiene il 6,2 per cento non ha questa opzione. Tuttavia, durante le discussioni sui patti, l’idea di aumentare la quota dello Stato francese, il solo autorizzato a vendere il 2,5% della casa automobilistica (cosa che non ha mai fatto), in Stellantis era stata sollevata e successivamente accantonata.

Che la testa di Fca fosse a Parigi è ormai un dato evidente le cui conseguenze tutt’altro che positive ricadono sull’Italia, ma la possibilità assegnata alla Francia di aumentare ulteriormente il suo peso, orientando interessi e strategie della direzione indicata dall’Eliseo, è una ulteriore doccia gelata per il nostro Paese. E che la strategia venga delineata oltre confine, come dimostra il calo di produzione di auto in Italia nonostante le recenti promesse di un imminente ribilanciamento è altrettanto confermato. 

Un rischio quello che si prospetta con l’aumento del peso di Peugeot in Stellantis e, sia pure indirettamente, dello stesso Governo di Parigi, non a caso, era già stato oggetto di attenzione del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica che in una sua relazione ne ammetteva l’esistenza. Nel documento del Copasir, tra l’altro, si evidenziava già nel 2022 “lo spostamento del baricentro di controllo del gruppo sul versante francese, con ricadute già evidenti nel settore dell’indotto connesso con le linee di produzione degli stabilimenti italiani”. Sempre il Comitato parlamentare poneva l’attenzione sul fatto che “la quota detenuta dall’azionista pubblico francese è cresciuta dopo l’operazione di fusione, determinando una distribuzione della proprietà diversa da quella precedentemente annunciata”.

Se questo accadeva due anni fa, è facile immaginare lo scenario oggi o comunque in un futuro prossimo quando Peugeot potrà aumentare sensibilmente il suo peso, senza che (ammesso lo volesse) Exor possa fare altrettanto. La stessa volontà di non cedere la propria quota del 2,5% conferma l’intenzione di Emmanuel Macron di puntare alla leadership nell’automotive in Europa, magari conquistata anche con l’integrazione con Renault. Comunque, già fin d’ora, con la possibilità per Peugeot di passare dal 7,1% al 9,6%, sommata al 6,2% del Governo di Parigi, il predominio francese, peraltro ampiamente attestato dalle strategie di Carlos Tavares, è più di una certezza. Destinata ancora a rafforzarsi, a scapito dell’Italia. 

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