LA SACRA FAMIGLIA

Eredità Agnelli, Elkann nei guai: prove della "strategia evasiva"

Cinque lettere proverebbero la residenza fittizia all'estero di Donna Marella. In una il nipote John nel ringraziare per la donazione delle quote della cassaforte Dicembre, confermerebbe il carattere di "simulazione" delle transazioni

Ci sarebbero cinque lettere che potrebbero diventare potenziali prove della “strategia delittuoso-evasiva fondata sulla fittizia residenza estera di Marella Caracciolo” nell’ambito dell’inchiesta sull’eredità Agnelli della Procura di Torino, che vede indagati per truffa ai danni dello Stato i tre fratelli Elkann, accusati di non aver pagato la tassa di successione su 734.190.717 euro. Ne scrive Il Messaggero, che ne cita una indirizzata alla moglie dell’Avvocato, del 24 febbraio 2003, non firmata, ma che gli inquirenti intendono verificare se sia attribuibile al nipote John Elkann, in cui si legge di un ringraziamento “per la donazione effettuata in data odierna a mio nome relativa alla quota della Dicembre”, la cassaforte di famiglia, ciò prima che avvenisse poi una successiva redistribuzione delle quote rimaste, comunque sotto la lente degli investigatori, “non essendo ad oggi stata acquisita prova del pagamento del prezzo ed emergendo anche profili di apocrifia delle firme dei documenti indicati” si leggeva nel decreto di perquisizione del 6 marzo.

Nel caveau di John Elkann i finanzieri avrebbero inoltre trovato altre quattro lettere. Due manoscritte dalla madre Margherita sulla “spartizione del patrimonio del padre e della successione nelle quote della Dicembre”: la prima, del 20 marzo 2003 al figlio John, la seconda alla madre. Una del 24 agosto 2014 è intestata al “presidente di Fiat ingegner Elkann” e il mittente si definisce la ex compagna di Gianluigi Gabetti (consulente storico dell’Avvocato) e fa riferimento a questioni legate al patrimonio di Gianni Agnelli. Una lettera datata 25 ottobre 2018 a firma di tale Mimma conterrebbe infine documenti “sull’origine della decisione presa dalla famiglia Agnelli di far transitare l’eredità dell’Avvocato direttamente in capo a John Elkann, escludendo la figlia Margherita”.

Il testo di una di queste missive, non firmata, indirizzata a Marella Caracciolo e datata 24 febbraio 2003 (cioè un mese esatto dopo la morte di Gianni Agnelli) recita più o meno così: «Ti ringrazio per la donazione effettuata in data odierna a mio nome relativa alla quota della Dicembre e mi obbligo a corrisponderti per tutto il resto della tua vita una somma equivalente ai redditi che mi perverranno». Gli inquirenti sospettano che sia John l’autore, considerato che il giorno stesso della morte dell’Avvocato, Marella gli donò il 25,38% della Dicembre, portando il successore designato al “trono della Fiat” – che già aveva il 33,33% – a detenere il pacchetto di maggioranza: 58,71%. Peccato che non vi sia prova, per quanto emerso finora dalle indagini, del pagamento di questa rendita a vita alla nonna. Poi, a maggio del 2004, due mesi dopo che Margherita aveva ceduto il suo 33,33% alla madre, quest’ultima decise di ridistribuire il 41,29% che le era rimasto tra i fratelli Elkann, mantenendone la nuda proprietà: l’1,29% a John (che è salito così al 60%), il 20% a Lapo e il 20% Ginevra. «Le cessioni di quote avvenute tra Marella Caracciolo e i nipoti indagati – si legge però nel decreto di perquisizione del 6 marzo – paiono rivestire carattere di atti simulati, non essendo ad oggi stata acquisita prova del pagamento del prezzo ed emergendo anche profili di apocrifia delle firme dei documenti indicati».

Questa lettera potrebbe servire a provare un’ulteriore evasione fiscale sui proventi delle quote della “cassaforte” di famiglia (controllante, attraverso plurimi passaggi societari, la stessa Exor), in quanto lascia pensare che Marella ne avesse mantenuto l’usufrutto, al contrario di quanto dichiarò all’Agenzia delle entrate nel 2010 al termine di una verifica fiscale, ossia che «il centro dei suoi interessi economici non fosse in Italia.

Al vaglio degli inquirenti anche i trentacinque faldoni in cui è relazionata la vita professionale dei dipendenti di Villa Frescot, la dimora degli Agnelli sulla collina torinese, e delle altre residenze familiari. Domestici, cuochi, autisti, governanti, guardarobieri che avrebbero assistito Marella, anche se assunti dal nipote John.

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