SOCIETÀ

5,7 milioni in povertà assoluta

Sono l'8,5% dei residenti. Nella serie storica dell'Istat l'impennata dal 2014 a oggi: oltre 1,6 milioni. Dalla pandemia all'inflazione, tutti gli stress test dell'Italia: non è bastato aumentare la spesa pubblica per contrastare l'impoverimento. Record tra i minori (1,3 milioni)

In dieci anni, in Italia, gli individui in stato di povertà assoluta sono aumentati di oltre un milione e mezzo. Erano 4 milioni 149mila nel 2014; oggi sono 5 milioni 752mila. Un dato impressionante che mostra quanto, nonostante l’incremento della spesa pubblica a sostegno dei più indigenti (prima il reddito d’inclusione, introdotto nel 2017, poi il reddito di cittadinanza, due anno dopo) il Paese abbia fatto fatica a non lasciare nessuno indietro, dovendo peraltro barcamenarsi, soprattutto negli ultimi quattro anni, tra pandemia e crisi dovuta all’inflazione, all’aumento delle materie prime e alle guerre. In linea anche il dato delle famiglie: nel 2014 erano 1 milione 552mila quelle in stato di povertà assoluta, oggi sono 2 milioni 235mila (+683mila). A certificarlo è l’Istat che tuttavia nota una stabilizzazione tra il 2022 e il 2023, che coincide anche con un incremento della spesa media delle famiglie.

L’incidenza di povertà familiare, che nel 2014 era pari al 6,2%, nei due anni successivi è rimasta stabile, crescendo in maniera significativa nel 2017, quando l’indicatore familiare è arrivato al 7,2%. Quest’ultimo si stabilizza di nuovo nel 2018, per poi decrescere nel 2019 al 6,7%, in concomitanza con l’introduzione del Reddito di cittadinanza di cui, a partire dal secondo trimestre, hanno beneficiato circa un milione di famiglie in difficoltà. Nel 2020, anno della pandemia, l’incidenza riprende a crescere, arrivando al 7,8% e interessa oltre 2 milioni di famiglie, per poi stabilizzarsi nel 2021. Tale andamento risente principalmente del calo della spesa dovuto alle misure restrittive introdotte nel corso dell’emergenza sanitaria e al loro impatto sui comportamenti di spesa delle famiglie. Nel 2022, l’incidenza torna ad aumentare e arriva all’8,3%, in larga misura a causa della forte accelerazione dell’inflazione, che ha colpito in particolar modo le famiglie meno abbienti. Le spese di queste ultime non sono riuscite infatti a tenere il passo dell’aumento dei prezzi, incluso quello dei beni e servizi essenziali considerati nel paniere della povertà assoluta. Il 2023 segna tuttavia il record di minori in povertà assoluta: sono 1,3 milioni. È il dato più alto mai registrato ed è pari al 14%.

Nell’ultimo anno, tuttavia, la situazione sembra essersi stabilizzata. Secondo le stime preliminari dell’Istat, nell’anno appena trascorso le famiglie in povertà assoluta si attestano all’8,5% del totale (erano l’8,3% nel 2022), corrispondenti a circa 5,7 milioni di individui (9,8%; quota pressoché stabile rispetto al 9,7% del 2022). Invariata anche l’intensità della povertà assoluta a livello nazionale. Nel Nord, dove le persone povere sono quasi 136mila in più rispetto al 2022, l'incidenza della povertà assoluta a livello familiare è sostanzialmente stabile (8%), mentre si osserva una crescita dell'incidenza individuale (9%, dall’8,5% del 2022). Il Mezzogiorno mostra anch’esso valori stabili (10,3%, pari a 866mila famiglie, rispetto al 10,7 del 2022), anche a livello individuale (12,1%, dal 12,7% del 2022).

Aumenta la spesa media mensile delle famiglie che nell’ultimo anno è stata pari a 2.728 euro, in crescita del 3,9% rispetto ai 2.625 euro dell’anno precedente (ma è in gran parte un dato legato all’inflazione). Un incremento che, tuttavia, risente ancora in larga misura dell’aumento generalizzato dei prezzi (+5,9% la variazione su base annua dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo). In termini reali, secondo l’Istat, la spesa media si riduce infatti dell’1,8%. Nel dettaglio, la spesa media delle famiglie è cresciuta da 2.519 a 2.728 euro mensili, con un aumento in valori correnti dell’8,3%. L’aumento è stato più accentuato nel Mezzogiorno (+14,3%), dove la spesa è salita da 1.955 a 2.234 euro mensili, e nel Centro (+11,4%), dove è cresciuta da 2.651 a 2.953 euro mensili. Nel Nord, invece, l’incremento è stato del 4,5% (dai 2.837 euro mensili del 2014 ai 2.965 del 2023), ben al di sotto del dato nazionale. Al netto dell'inflazione, nel 2023, la spesa delle famiglie diminuisce in termini reali del 10,5% rispetto al 2014.

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