PALAZZO LASCARIS

Cambi di casacca e poltrone a gogò.
Fine mesta di legislatura in Piemonte

Dall'arresto di un assessore FdI per voto di scambio all'ingresso di "Lady Mazzancolla", imputata per la malagestione dei fondi Covid quand'era sindaca. Due eventi che segnano l'alfa e l'omega di questi cinque anni di centrodestra alla guida della Regione

Dal braccio di ferro sul gioco d’azzardo alla modifica dello Statuto con la moltiplicazione di poltrone e prebende. Se le ultime due legislature regionali, in Piemonte, si erano caratterizzate per una certa austerità (a partire dai costi della politica), questa s’è connotata per il ritorno al gogamigoga.

Centoquarantaquattro leggi approvate, 298 sedute di Consiglio per un totale di 1.117 ore. E ancora, 112 disegni di legge dalla Giunta e 196 proposte di legge, di cui 85 da parte dei Gruppi di maggioranza, 102 delle minoranza e 9 di iniziativa popolare o degli enti locali. Sono questi i dati forniti dal presidente di Palazzo Lascaris Stefano Allasia nella conferenza stampa di fine legislatura. Mancano quelli delle innumerevoli volte in cui è caduto il numero legale durante le seduta, o ancora i casi in cui le riunioni del parlamentino piemontese non sono neanche iniziate per via delle tante assenze tra i banchi della maggioranza. Un’imperizia per cui è finito spesso sul banco degli imputati il capogruppo della Lega – forza di gran lunga preponderante – Alberto Preioni.

Cinque anni in cui non sono mancati anche i cambi di casacca o le dimissioni traumatiche come quella, agli albori della legislatura, dell’assessore di FdI Roberto Rosso, finito in carcere per voto di scambio politico-mafioso, costretto alle dimissioni e sostituito in Consiglio da Davide Nicco e in giunta da Maurizio Marrone. I primi ad abbandonare il partito che l’aveva eletti sono stati Francesca Frediani e Giorgio Bertola che nel dicembre 2020 lasciano il Movimento 5 stelle per fondare il Movimento 4 ottobre: la prima successivamente aderisce a Unione Popolare, l’altro finisce nei Verdi coi quali ora è in rotta. Adesso il Misto ospita due esuli leghisti dell’ultima ora, Michela Rosetta, ex sindaca di San Germano Vercellese, diventata Lady Mazzancolla per lo scandalo che l’ha coinvolta sulla mala gestione degli aiuti Covid, e Claudio Leone, ancora alla ricerca di una lista che lo candidi dopo aver lasciato definitivamente il Carroccio, dopo mesi da separato in casa. Nel 2021 è stata la volta di Carlo Riva Vercellotti, da Forza Italia a Fratelli d’Italia, nel 2022 è toccato a Mauro Fava lasciare la Lega per aderire ai berluscones. E poi c’è addirittura un cambio di squadra, dal centrosinistra al centrodestra, che non è mai stato formalizzato ma di cui tutti sono al corrente da almeno due anni: quello di Silvio Magliano, formalmente all’opposizione ma nei fatti quinta colonna di Alberto Cirio (che lo vuole candidare nella sua civica) e della sua maggioranza.  

Una legislatura in cui le forze di maggioranza hanno riempito gli uffici di Giunta e del Consiglio con amici, sodali, parenti e fidanzati. In cui si è assistito a un consigliere leghista, il presidente della Commissione Sanità Alessandro Stecco, che ha partecipato e vinto un concorso da primario senza cogliere l'inopportunità di questa scelta e una collega dello stesso partito, Sara Zambaia, che ha trovato il tempo per partecipare a un concorso pubblico per diventare dipendente della stessa Regione. 

Tra i provvedimenti approvati, in una legislatura che Allasia ha ricordato “segnata dalla pandemia da Covid” (con il plexiglass a separare le postazioni dei consiglieri dopo essere stati tra gli ultimi a tornare a riunirsi in presenza), sei sono stati di sostegno, semplificazione e sburocratizzazione mentre altre leggi regionali hanno promosso interventi di tutela di diverse filiere produttive. Inoltre nell'attività dell'assemblea anche diversi atti di pianificazione, tra cui il piano di tutela delle acque, quello energetico ambientale e il piano di gestione dei rifiuti urbani e di bonifica delle aree inquinate. La riforma della legge elettorale e dello Statuto invece si è portata dietro una decina di nuove poltrone che nei prossimi cinque anni graveranno sui conti dell’ente per circa 11 milioni.

print_icon