RIFORME

Autonomia "prima delle europee". Salvini minaccia (col fucile a tappo)

Il disegno di legge Calderoli in aula il prossimo 29 aprile. Dal vertice della Lega l'avvertimento: "In gioco il Governo". Ma è solo un bluff. Del resto il vicepremier non si è mai stracciato le vesti. Alza il tono (poco convinto) per tenere buona la parte critica verso di lui

Spara col fucile a tappo, e ne è ben conscio, Matteo Salvini quando lascia filtrare tra le tante veline pure quella secondo cui una mancata approvazione della riforma sull’autonomia regionale rafforzata prima del voto europeo metterebbe a rischio la stessa tenuta del Governo. In realtà poco convinto, ma assai più costretto dalle spinte interne, il leader della Lega alza apparentemente il tiro su una questione che, in verità, non è mai stata un suo obiettivo prioritario nella visione sempre più nazionalista e sempre meno autonomista.

Il prossimo 29 aprile, con una decisa accelerazione e probabilmente senza aver esaurito le circa trecento audizioni in programma, il disegno di legge predisposto dal ministro per gli Affari Regionali Roberto Calderoli approderà in aula. Da lì al voto europeo di giugno c’è uno spazio in cui misurare i rapporti di forza all’interno della maggioranza e la stessa convinta, per ora solo apparente, caparbietà di Salvini. Il partito di Giorgia Meloni e la stessa premier non fanno mistero di frenare col pretesto di una ulteriore valutazione del quadro politico, non nascondendo il proposito di non lasciare alla Lega l’anticipo autonomista rispetto alla riforma che dovrà introdurre il premierato, tanto caro alla presidente del consiglio.

Le stesse scontate azioni ostruzionistiche dell’opposizione, che cavalca le accese rimostranze dei governatori del Sud, potrebbero risultare un valido sostegno allo schema meloniano e un ulteriore ostacolo sul percorso tracciato da Calderoli, il cui traguardo raggiunto prima del voto europeo sarebbe un indiscutibile punto a favore per una Lega in crescente difficoltà. Nessuno crede a un ultimatum che leghi l’approvazione della riforma dell’autonomia alla sopravvivenza del Governo, ma la sparata a salve torna comunque utile a Salvini il cui destino è sempre più legato all’esito delle consultazioni di giugno. È per questo che il segretario non fa nulla per smentire e smorzare l’avvertimento, pur sapendo che anche in mancato completamento dell’iter parlamentare prima del voto si guarderebbe dal replicare il Papeete. Non lo farebbe, innanzitutto, perché sa bene che pur dicendosi salviniani i gruppi parlamentari, difficilmente lo seguirebbero per la seconda volta verso il precipizio. E non lo farebbe anche perché, sostanzialmente, l’autonomia non è in cima ai suoi pensieri, né alla base della linea ribadita con nettezza ancora pochi giorni fa alla kermesse dell’ultradestra europea.

Tuttavia, Salvini è in qualche modo costretto a tenere alta la guardia e, almeno in apparenza, dirsi pronto a mostrare il petto per difendere la riforma Calderoli e portarla a casa prima delle europee. In ballo ci sono i fermenti interni alla Lega, gli avvisi che arrivano dai fronti autonomisti più caldi e determinati, come quello del Nord Est da cui il governatore del Veneto Luca Zaia già indica il 29 aprile come “pietra miliare” aggiungendo che “stiamo con gli occhi puntati su Roma”. Pronto a chiedere per la sua regione l’autonomia per tutte le 27 materie previste, il Doge non manca di auspicare l’approvazione del testo “entro le europee”. Deadline ribadita anche nella riunione dell’altro giorno del gruppo di lavoro per stilare il programma elettorale. A sottolineare l’importanza di una rapida approvazione della riforma è stato il fronte più moderato, identitario e federalista del partito, quello rappresentato da Massimiliano Fedriga, dai capigruppo di Camera e Senato Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, così come dal rappresentante dei Comuni, il sindaco di Novara Alessandro Canelli.

Lo stesso Molinari, ancor prima della riunione in teleconferenza, aveva in più di un’occasione spiegato come proprio l’autonomia sia il tema forte per la proposta europea, senza correre il rischio di doverne condividere la paternità con gli altri alleati ed essendo rimasto quello ancora più sentito specie nei territori nel Nord. Proprio dove il partito deve cercare i recuperare consensi storicamente suoi, ma in gran parte perduti a causa della svolta nazionalista. Del resto, come non ricordare che proprio cinque anni fa la campagna elettorale per le regionali in Piemonte e lo stesso avvio di legislatura furono connotati dall’annunciato percorso verso l’autonomia rafforzata. L’approvazione della riforma prima del voto europeo contestuale a quello regionale in Piemonte, potrebbe apportare un vantaggio ulteriore alla Lega anche nella raccolta dei consensi a livello regionale. Un’ipotesi, tuttavia, che ad oggi appare assai lontana dal potersi realizzare. Tutto lascia supporre che se ne riparlerà dopo il voto. E ne sarebbe convinto lo stesso Salvini, per questo pronto ad alzare il tiro e sparare. Col fucile a tappo, però.

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