Se il Centro si fa in tre

Dunque, ci saranno tre Centri alle prossime elezioni europee. Si potrebbe dire, però in termini laici, un Centro uno e trino. Certo, cresce la domanda di Centro nella società italiana. Lo confermano gli stessi sondaggi che evidenziano la progressiva disaffezione di settori crescenti della pubblica opinione nei confronti del bipolarismo selvaggio e di chi perseguire la radicalizzazione del conflitto politico. Ma questo Centro può ridiventare credibile, e soprattutto competitivo, solo se riuscirà a essere unito e coeso. Altrimenti il rischio concreto è quello di favorire la dissoluzione di uno spazio politico, culturale e sociale che era, e resta, comunque sia, decisivo per la stessa salute del sistema politico italiano. Una unità che, purtroppo, stenta ancora a decollare soprattutto per ragioni di carattere personale che prescindono radicalmente da motivazioni politiche e, men che meno, di carattere programmatico. E, non caso, questo scenario si ripropone anche in vista dell’ormai prossima consultazione per il rinnovo del Parlamento Europeo.

Innanzitutto, la presenza centrista per eccellenza di Forza Italia. Un partito che, con la leadership tranquilla e istituzionale di Antonio Tajani, sta recuperando consensi e attestati di stima e di rispetto in settori crescenti della società italiana. E questo avviene, e paradossalmente, dopo la storica e lunga guida carismatica del suo fondatore Berlusconi. In secondo luogo, la cosiddetta “lista di scopo” di Renzi e dell’intramontabile leader radicale Bonino. Una “lista di scopo”, come ha detto la stessa Bonino, che non è né un accordo politico, né una federazione politica e né, tantomeno, un progetto politico di medio/lungo termine. Semplicemente, si tratta di un accordo tecnico per superare la tagliola del 4% per poter eleggere una manciata di europarlamentari. Dopodiché, dice la Bonino, ognuno per la sua strada. Il progetto di ricostruire il Centro, quindi, non c’entra nulla con questo escamotage tecnico anche se le forze politiche che vi partecipano sono riconducibili all’area centrista. Infine, Azione di Carlo Calenda che partecipa con il suo partito alla competizione elettorale in solitaria e con il terrore, almeno sino alla fine della campagna elettorale, di non poter superare lo sbarramento del 4%. Anche qui si tratta di un partito che rientra nell’alveo della galassia centrista.

Ora, di fronte ad un quadro del genere, è abbastanza facile arrivare alla conclusione che saranno, ancora una volta, i consensi reali alle singole liste a dirci come partirà il processo di ricomposizione e rilancio del Centro a livello nazionale. Una offerta politica che, lo ripeto, sarà credibile solo se sarà il più possibile unito superando definitivamente rancori, vendette e pregiudiziali personali che non appartengono al campo della politica ma, semmai, alla sfera dell’antipolitica e della demagogia populista.

Ecco perché, e anche su questo versante, le elezioni europee saranno comunque un test importante se non addirittura decisivo per la costruzione politica del Centro nel nostro paese. E, con il Centro, anche e soprattutto una vera e credibile “politica di centro”.

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