OPERE & OMISSIONI

Parco della Salute made in Langa: a costruirlo ci pensano i Dogliani

A presentare l'unica offerta per la costruzione del nuovo polo sanitario di Torino è il Consorzio Sis, controllato dalla famiglia di Narzole. Una schiatta conterranea del presidente Cirio con forti addentellati nella Lega di Salvini. E qualche inciampo

È della famiglia Dogliani l’unica offerta arrivata per il Parco della salute di Torino, giunta sul fil di lana prima che (oggi) scadessero i termini per la presentazione. Ora verranno valutati i documenti presentati dal Consorzio Sis, società controllata dal gruppo di Narzole, poi seguirà la nomina di una commissione che dovrà valutare il progetto entro l’estate.

Quello del grande polo sanitario, della ricerca e della didattica potrebbe essere il secondo ospedale che i Dogliani costruirebbero in Piemonte, visto che già partecipano alla realizzazione del nosocomio che dovrà sostituire l’attuale Santa Croce e Carle di Cuneo. Una storia travagliata, quella della struttura del capoluogo della Granda, il piano cui piano finanziario del progetto, presentato attraverso un'altra società del gruppo (la Inc), è stato revisionato dopo soli 14 mesi. Ora dopo aver ricevuto l’ok della Conferenza preliminare dei servizi provinciale poche settimane fa (ilo scorso 20 marzo) entro il 30 aprile dovrà presentare un piano di fattibilità tecnico-economica dell’opera.

“Con il passaggio di oggi, il percorso di realizzazione del Parco della Salute di Torino è finalmente in sicurezza e possiamo procedere con la fase attuativa”, ha detto il governatore del Piemonte Alberto Cirio, sulla conclusione della procedura di dialogo competitivo del commissario straordinario di governo per l’opera Marco Corsini. “Abbiamo ereditato una gara impantanata, che qualcuno avrebbe addirittura voluto azzerare e che invece oggi va avanti”.

Deve essere motivo di ulteriore soddisfazione per il governatore che a mettere il primo mattone sia un gruppo della sua amata terra di Langa. Il gruppo Dogliani, infatti, ha base a Narzole in provincia di Cuneo, ed è uno dei player nazionali nella progettazione e realizzazione di grandi opere infrastrutturali e industriali, dalle principali arterie di traffico stradale, viadotti e gallerie, fino alla siderurgia. Il fondatore, Matterino Dogliani, imprenditore delle Langhe con agganci al vertice nel mondo della Lega, in poco tempo ha collezionato incarichi, gare e concessioni. È lui che attraverso il consorzio Sis sta realizzando l’opera che definisce il lungo regno di Luca Zaia, la superstrada Pedemontana veneta. Ma è anche l’azienda che è in società con la spagnola Sacyr, incaricata da Matteo Salvini di realizzare il ponte sullo Stretto con Webuild, e ha realizzato varie opere per l’Anas. La più rilevante è il macrolotto 2 della Salerno-Reggio, oggi Autostrada del mare, da Buonabitacolo a Lauria. I lavori sui 31 km valevano 789 milioni di euro all’assegnazione nel 2004 e prevedevano l’abbattimento e la ricostruzione del viadotto sul Torbido costruito su una superficie a rischio frana. Il ponte è rimasto lì ma Sis ha chiesto all’Anas oltre 600 milioni di extracosti, quasi quanto l’intero appalto. Il contenzioso è finito davanti alla giustizia. A maggio del 2021 Sis ha vinto lavori per 170 milioni sulla statale 16 Adriatica. L’ad del tempo era Massimo Simonini, che oggi è sospeso dall’Anas a causa dell’inchiesta su Verdini junior ma continua a essere commissario straordinario della statale 106 Reggio-Taranto e dell’Orte-Mestre di Vito Bonsignore (10 miliardi di costi). A marzo del 2023, sotto la gestione di Aldo Isi, Anas ha consegnato al consorzio Sis i lavori della variante alla Tremezzina nel comasco (statale 340) per 412 milioni di euro.

Dopo aver strappato ai Gavio la A21 Torino-Piacenza e la A5 Torino-Quincinetto, di recente, Dogliani è stato indicato come possibile compratore nella privatizzazione di ritorno di Aspi, Autostrade per l’Italia. L’indiscrezione pubblicata dall’agenzia Bloomberg è stata subito cavalcata da Salvini che ha incassato la smentita irritata di Palazzo Chigi.