PROFONDO ROSSO

Sanità, piano di rientro: la Consulta boccia il Piemonte

La Corte Costituzionale accoglie l'impugnativa del Governo. La giunta aveva allungato i tempi di pagamento ad Asl e Aso da quattro a dieci anni, senza concordarlo con i ministeri. Ora dovrà recuperare quei soldi dalla tesoreria sottraendoli agli altri capitoli

Il primo problema di Alberto Cirio, in caso di rielezione, sarà quello di recuperare quasi 250 milioni dalle sue casse e destinarli ad Asl e Aso. È quanto previsto dal pronunciamento della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima la legge con la quale di fatto la Regione Piemonte ha “ricontrattato” il piano di rientro dal disavanzo sanitario che aveva precedentemente concordato con i Ministeri delle Finanze e della Salute.

Il provvedimento contestato dai magistrati è contenuto nella finanziaria dello scorso anno in cui all’articolo 8 viene da una parte confermato l’impegno a trasferire alle aziende sanitarie e ospedaliere quel che ancora resta degli 1,5 miliardi necessari per coprire i ritardi nei tempi di pagamento dei propri fornitori; dall’altra, però, si decide di spalmare il passivo su più anni. L’accordo trovato nel 2016 dall’allora giunta di Sergio Chiamparino, infatti, imponeva l’estinzione del debito entro il 2026 con rate crescenti che negli ultimi quattro anni corrispondevano 200, 220, 240 e 263 milioni di euro. L’anno scorso, però, Cirio decise di rivedere unilateralmente quell’intesa e stabilì che la Regione avrebbe estinto le proprie pendenze non nel 2026, ma sei anni più tardi, nel 2032. Così facendo la rata si è ridotta sensibilmente, scendendo a 93 milioni all’anno.

Il provvedimento è dell’aprile 2023, il Governo lo ha impugnato il giugno successivo. L’assessore al Bilancio Andrea Tronzano aveva parlato di “atto ampiamente previsto” e rassicurato tutti sulla presenza di interlocuzioni in grado di “superare l’impugnativa”. La sintesi, però, non si è trovata e il Governo ha deciso di andare davanti al giudice. Oggi è arrivata la sentenza che condanna Cirio e la sua giunta. È vero, infatti, che la Regione non è più in piano di rientro e quindi può godere di una certa autonomia finanziaria che, almeno sulla carta, le consentirebbe di rinegoziare le proprie passività, ma è anche vero che è uscita dal piano di rientro anche sulla base degli impegni presi a suo tempo da Chiamparino. Impegni che non possono essere rinegoziati unilateralmente.

Ora Cirio dovrà trovare in cassa 107 milioni da versale ad aziende sanitarie e ospedaliere per coprire l'ammontare complessivo dello scorso anno (200 milioni) e altri 127 sull'anno in corso. Questo porterà a incrementare le performance di pagamento dei fornitori della sanità piemontese, ma allo stesso tempo rischia di aumentare sensibilmente i tempi di attesa negli altri settori, quali cultura, turismo e sport. Un’alternativa è tornare a trattare col Governo, sperando che accolga una soluzione di compromesso.

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