ECONOMIA DOMESTICA

Iren, trimestrale in chiaroscuro. Signorini verso il licenziamento

Arrivano i conti dopo l'arresto dell'amministratore delegato. Utili giù del 10%, arranca il settore Ambiente, crescono Reti e Mercato. Investimenti a 184 milioni (-7%). Il presidente Dal Fabbro: "Gruppo solido, aumentiamo le stime per il 2024"

Tiene botta Iren nella prima trimestrale dopo la bufera provocata dall’arresto dell’ad Paolo Signorini che presto potrebbe essere licenziato anche da dirigente, dopo aver perso tutte le deleghe operative e anche lo stipendio. In una nota, infatti, Iren fa sapere di aver “approvato lo svolgimento di due audit specifici, uno avviato da parte della funzione interna preposta non appena appresa la notizia del provvedimento di custodia cautelare, e uno - in fase di avvio - da parte di un certificatore indipendente, per analizzare approfonditamente i 9 mesi di attività del dott. Signorini in Iren e valutare la correttezza dell’operato, relativamente alle deleghe e ai poteri allo stesso attribuiti”.

Nei primi tre mesi dell’anno il Gruppo osserva una significativa riduzione degli utili che si attestano a 122 milioni (-10% rispetto ai 135 milioni del primo trimestre 2023). Risultato che l'azienda attribuisce a questioni fiscali, ma che pare ancor più preoccupante se paragonato, a parità di condizioni di mercato, con quelli delle sorelle maggiori A2a ed Hera che invece vedono gli utili aumentare e in modo significativo, rispettivamente del 70 e del 12 percento. Cresce il margine operativo lordo (+4%), si stabilizza l’indebitamento, attestato a 3,91 miliardi in leggera contrazione (-1%) rispetto ai 3,93 miliardi registrati al 31 dicembre 2023. Ampiamente previsto, invece, il crollo dei ricavi a 1,57 miliardi (-22,4% rispetto a un anno fa) dovuto essenzialmente alla riduzione del prezzo delle materie prime (a partire dal gas).

Il presidente Luca Dal Fabbro vede il bicchiere mezzo pieno: “I risultati positivi appena approvati confermano la solidità finanziaria e gestionale del Gruppo, garantita da un piano industriale equilibrato e solido che stiamo seguendo e del quale presenteremo a fine giugno un aggiornamento”. Tra gli aspetti positivi Dal Fabbro sottolinea l’aggiudicazione di due gare nella raccolta rifiuti, che contano complessivamente quasi 170 comuni nella provincia di Asti e Cuneo, l’aggiudicazione della gara per la gestione del servizio idrico integrato della provincia di Piacenza fino al 2040, con un valore stimato di 1,25 miliardi, e la firma sull’acquisizione di Egea. Motivi che portano il numero uno di Iren ad alzare le stime per il 2024, “prevedendo una crescita sia a livello di ebitda sia di utile netto del 4% rispetto al 2023”. Tra le criticità che riscontra Iren c’è la scarsa redditività della business unit Ambiente che registra un margine operativo lordo di 67,7 milioni, il linea col valore dello scorso anno nonostante l’avvio di nuovi impianti.

“Grazie agli investimenti pari a 184 milioni, continua la crescita del Gruppo con grande attenzione anche alla sostenibilità finanziaria. Per quanto riguarda i principali target Esg a fine marzo 2024 Iren ha raggiunto il 72% di raccolta differenziata, un incremento del +14% di materia recuperata negli impianti di proprietà, il 71% di reti idriche distrettualizzate e una crescita del +12% di energia rinnovabile venduta ai clienti finali. – dichiara il vicepresidente Moris Ferretti –. Risultati importanti e resi possibili grazie ai nostri dipendenti”.

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