VERSO IL VOTO

"Il Piemonte deve crescere"

Candidati sotto esame degli industriali. Cirio rivendica i risultati ottenuti, Pentenero prova timidamente a contestarlo (senza successo). Frediani si occupa di un argomento per lei inedito: la Tav. Per fortuna c'è Costanzo che ha un'idea: "Coniare una nuova moneta"

L’economia del Piemonte va bene, ma non basta. Il quadro tracciato dal presidente di Confindustria Piemonte Marco Gay ai cinque candidati alla presidenza della Regione, ospiti dell'Unione industriali di Torino, è quello di chi non si accontenta: “Il Piemonte è tra le regioni che stanno tenendo il passo, in alcuni casi anche meglio delle altre del Nord. Ma questo non ci basta: siamo stabili nel tempo, ma dobbiamo crescere”. Il Pil ha colmato la crisi della pandemia e della guerra, si legge nel documento degli industriali, con una situazione particolarmente favorevole per quanto riguarda le esportazioni. “Siamo la quarta regione esportatrice italiana”, ha detto Gay con orgoglio. Le esportazioni hanno superato l’obiettivo dei 60 miliardi nel 2022 e raggiunto i 62 miliardi nel 2023. Più importante, il Piemonte ha colmato il gap di crescita rispetto all’Italia, anche se permane il divario storico accumulato negli anni precedenti. Altro tasto dolente toccato nel documento è quello della crescita dimensionale delle aziende, fondamentale per far crescere la produttività e dunque il Pil. Non ultimo, Gay ha insistito molto sulla bontà del partenariato pubblico-privato, il modello seguito da Cirio (e prima di lui da Sergio Chiamparino) per realizzare il Parco della Salute. Quello che ha fatto litigare Pd e M5s. 

Il parziale assist sui numeri dell’economia contenuto nel documento degli industriali è stato colto al volo dal governatore Alberto Cirio: “Il fatto che il pil recupera e supera la media nazionale vuole dire che il Piemonte sa guardare al mondo”. Il governatore ha rivendicato i risultato sul Fesr: “Abbiamo portato più soldi rispetto al passato, anticipando i finanziamenti, ovvero i bandi. L'Unione europea ha certificato che il Piemonte è la prima regione in Italia per spesa sul Fesr". Stimolato sulla tangentopoli al pesto, che ha coinvolto il collega ligure Giovanni Toti, e sulle sue conseguenze nel rapporto tra imprenditori e politica, Cirio ha detto di avere una “formazione molto europea” sul punto: “Credo per me sia obbligatorio parlare con le imprese. Con chi devo parlare quando faccio una legge, un bando o a determina se non con chi poi lo subisce nella propria azienda”. Il modello Bruxelles consente di farlo con trasparenza, tenendo un registro: “Se entri nel Grattacielo della Regione Piemonte dici chi sei, dove vai e per che cosa. Così può parlare coi portatori di interessi”.  

E se Cirio resta sull’ordinaria amministrazione Gianna Pentenero fa addirittura meno. Per la seconda volta il ringraziamento in apertura a Stefano Lo Russo con cui il governatore celebra la concordia istituzionale blocca sul nascere ogni possibilità di pungere di Pentenero. Su Stellantis, Tav, edilizia sanitaria: i due si sono mossi sempre insieme, se attacchi Cirio attacchi Lo Russo di cui lei fino all'altroieri era assessore. E così la povera candidata del centrosinistra si ritrova a balbettare qualcosa sulla necessità di “rendere la macchina pubblica un po’ più flessibile e veloce, ma soprattutto la Regione deve riprendere il suo ruolo di indirizzo dei piani di sviluppo”. Andando avanti il suo eloquio non prende vigore: “È vero che abbiamo alcuni indicatori positivi ma altri, soprattutto in confronto con le regioni europee, lo sono molto meno”. Quali? Chissà. “Dobbiamo usare tutti gli strumenti a disposizione – ha aggiunto – e governare la sanità pubblica nel modo migliore, avvalendoci anche del privato. E sulla costruzione degli ospedali dobbiamo dare una accelerata”. E poi non ci sono più le mezze stagioni.  

A ravvivare un po’ l’ambiente ci pensano gli altri tre candidati. Quando Francesca Frediani di Piemonte Popolare, che racchiude tutte le sinistre più movimentiste e comuniste, evoca i militanti No Tav, che in una cinquantina l’hanno accompagnata al dibattito, a Cirio scappa qualcosa sui loro modi non sempre pacifici di manifestare, dalla sua bocca esce la parola “bombe” e Frediani minaccia subito querele. E ha ragione. Dal governatore del Piemonte ci si aspetterebbe un pizzico di precisione in più nel descrivere l’armamentario No Tav, a partire dalle molotov, lanciate contro le forze dell’ordine, agli ordigni artigianali come quello denominato “Sparatate” o il “tubo bomba”. Tutti ben descritti in uno dei tanti rapporti della Digos.    

La 5 Stelle Sarah Disabato ha attaccato su Finpiemonte, la finanziaria regionale che secondo lei è incapace di sostenere le imprese: “Una criticità mi è stata segnalata da moltissime imprese: riguarda il canale di finanziamento privilegiato attraverso Finpiemonte. Delle imprese mi hanno detto che in alcuni casi hanno dovuto attendere più di dieci anni. Così ci siamo resi conto che moltissime risorse sono rimaste stagnanti senza essere spese. Occorre vigilare su questo, e per dare certezze alle imprese è fondamentale che le leggi restino costanti nel tempo”.

E poi c’è Alberto Costanzo a mettere un pepe. Il 62enne guida gli antisistema di Libertà, la lista il sindaco di Taormina Cateno de Luca. Talmente antisistema che a guidarli in Piemonte è l’ex viceministro dell’Economia, Laura Castelli, un tempo anche lei grillina. E Frediani non manca di rimarcarlo: “Non siete il nuovo”. Poi però è il momento di Costanzo secondo cui “è necessario aumentare l'investimento pubblico, soprattutto in ambito sanitario. Il problema – prosegue – è dove trovare le risorse”. Eureka! “Si potrebbe introdurre una moneta parallela regionale per questo scopo. Quando lo dico chi ascolta sghignazza, ma in realtà si può fare, l’Europa non lo vieta”. E nessuno che ci abbia pensato prima.

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