POLITICA & GIUSTIZIA

Tutti con Toti (il centrodestra): respinta la mozione di sfiducia

Compatta la maggioranza, nessuna defezione. La richiesta presentata dalle opposizioni è stata respinta con 18 voti contrari e 11 favorevoli. Il presidente della Liguria: "Tentata una spallata politica". Ora dimissioni più lontane? "Deciderà da uomo libero"

È stata respinta in Consiglio regionale la mozione di sfiducia contro il presidente della Liguria Giovanni Toti, agli arresti domiciliari dal 7 maggio. La mozione era stata presentata da quattro delle cinque forze politiche all’opposizione: Pd, Lista Sansa, M5s e Linea Condivisa, esclusa Azione. Sono stati 18 i voti contrari (l’intero centrodestra) e 11 i favorevoli (Pd, Lista Sansa, M5s e Linea Condivisa). Assente perché in congedo per “motivi personali” il capogruppo di Azione, che non aveva sottoscritto il documento.

Prima del voto e della discussione il capogruppo della lista Toti in Consiglio regionale Alessandro Bozzano ha letto una lettera scritta dallo stesso governatore. “Con questa mozione di sfiducia, le opposizioni tentano una spallata politica che non solo non riuscirà nei numeri, ma conferma tutta la propria inadeguatezza a guidare questa regione”, ha scritto Toti. “La vostra Liguria era una entità geografica, non una realtà amministrativa. La vostra Liguria era una terra in ombra, felice di stare un passo indietro, nella speranza che scomparendo dalla mappa politica scomparisse anche la mediocrità della sua classe dirigente. Voi non odiate le opere e i progetti in quanto tali, voi li odiate in quanto unità di misura della vostra incapacità, passata e presente. Voi volete distruggere il modello Liguria che in questi anni, con la orgogliosa reazione al crollo del Morandi è stato costruito”.

Un’esortazione ad andare avanti con l’interim di Alessandro Piana per non bloccare alcuno di quei progetti – la diga, lo scolmatore, il tunnel subportuale, per citarne alcuni – che da sempre Toti definisce essenziali all’economia della Liguria e non solo. Insieme alla rivendicazione di aver guardato sempre “all’interesse pubblico in ogni mia scelta”. E alla “certezza che la maggioranza dei liguri comprendano e apprezzino il cammino fatto e i risultati raggiunti dal nostro governo”. Non senza aver ricordato di “essersi messo subito a disposizione dei magistrati per chiarire tutti i contorni della vicenda”. Sono alcuni dei contenuti della lettera che il presidente, sospeso dalle sue funzioni e agli arresti domiciliari per corruzione e voto di scambio, ha scritto per la “sua” maggioranza, affidandola al fedelissimo assessore ai lavori pubblici Giacomo Raul Giampedrone, che, grazie all’autorizzazione della procura, ha potuto incontrare nella casa di Ameglia.

Niente dimissioni, dunque, ma una rivendicazione politica fatta in punto d’orgoglio quella di Toti, che non risparmia chi ha troppo tiepidamente parlato in sua difesa e una invettiva nei confronti “delle sinistre” che “vogliono tentare un’azione di sfondamento”. Niente dimissioni, tantomeno ora che è costretto ai domiciliari. “Se sceglierà altrimenti lo farà da uomo libero”, dicono i suoi sostenitori.

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