VERSO IL VOTO

"Voto utile per Renzi e Bonino", Librandi lancia la volata europea

Il candidato di Stati Uniti d'Europa, folgorato sulla via di Rignano: "Inutile votare Calenda, tanto non supera lo sbarramento". Una campagna tra imprenditori e commercianti di quello che fu il triangolo industriale: "Governo inadeguato, l'Italia non cresce"

“Lista di scopo? Lo scopo è quello di proseguire questo progetto”. Gioca con le parole Gianfranco Librandi, prossimo ai settant’anni, una lunga carriera imprenditoriale e politica alle spalle, dal centrodestra fino alla folgorazione sulla via di Rignano. “Stavo con Berlusconi, poi ho aderito al Pd perché c’era Matteo Renzi” e dal Pd ha levato le tende quando l’ex premier fondò Italia Viva. “Molte persone non si identificano più nei partiti che ci sono adesso e cercano una via concreta e pragmatica per arginare sovranismi e populismi di destra e sinistra. Ecco, quell’alternativa siamo noi” dice Librandi in un colloquio con lo Spiffero. E noi è la lista Stati Uniti d’Europa, nata dal connubio di Italia Viva e Più Europa, da una parte Matteo Renzi dall’altra Emma Bonino, tutt’intorno cespugli di un variegato sottobosco politico che compone l’area liberale e socialista. Non c’è Carlo Calenda, “che tanto non farà il 4% e quindi è inutile votarlo” taglia corto Librandi.

La schiettezza tipica del romagnolo l’ha presa dalla mamma, la testardaggine d’origine calabrese gli è stata tramandata dal padre. Lui nasce a Saronno, ma cresce nel Comasco dove inizia a lavorare come operaio in una fabbrica di televisori. Ed è proprio dal lavoro in fabbrica, prima da addetto poi da imprenditore, che ha imparato l’arte del pragmatismo, la necessità di agire dopo tante parole, il compromesso necessario per portare a casa il risultato perché in fondo si sa che il meglio è nemico del bene. “Parlo ogni giorno con imprenditori, commercianti, professionisti in difficoltà perché questo governo al di là di tante parole non è riuscito ad approvare un solo provvedimento necessario alla crescita. Il pil è in fase di stagnazione e le imprese lamentano un calo degli ordinativi” racconta. Il suo collegio, quello del Nord-Ovest, rappresenta l’area di quello che fu l’antico triangolo industriale, che aveva come vertici Milano, Torino e Genova, “ora facciamo fatica ma dobbiamo mettere in campo politiche che portino alla crescita”. Intanto però le aziende vanno a produrre altrove e gli ingegneri che formiamo tra Milano e Torino spesso finiscono all’estero, è fuggi fuggi dall’Italia? “Il problema esiste ma bisogna occuparsene evitando i soliti allarmismi. Quando ero in parlamento presentammo la proposta di legge sulla settimana corta per regalare un giorno libero in più ai lavoratori ma allo stesso tempo rendere più efficienti le nostre aziende. È un problema di produttività su cui abbiamo un gap enorme con i nostri vicini come Francia e Germania”.

Da mesi Librandi batte le province di Lombardia, Piemonte e Liguria in una faticosa campagna elettorale. “Un territorio ricco ma che rischia di andare in difficoltà, soprattutto ora che l’accesso al credito è più difficoltoso con l’aumento dei tassi”. Una prima risposta è arrivata oggi dalla Bce che ha dato una sforbiciata dello 0,25%, invertendo il trend. “L’Europa e il Governo nazionale devono aiutare le imprese, i nostri imprenditori devono mostrare coraggio e intraprendenza. È ora di correre”.

print_icon