DOPO IL VOTO

Il Centro svolta a destra. Civici sedotti da Cirio

Alle regionali del Piemonte si è chiuso un ciclo. La Granda ha scelto il governatore prosciugando il serbatoio di Giaccone, che dopo 10 anni è fuori da Palazzo Lascaris. Grimaldi si è pappato le liste a sinistra del Pd. Peggio di tutti ha fatto il duplex Bertola-Demos

Da una parte c’è il valore aggiunto che la civica di Alberto Cirio ha portato al centrodestra, dall’altro il dato prossimo allo zero delle civiche di centrosinistra. Così se il nome scritto in grande del governatore vale il 12% alle regionali del Piemonte, le due liste apartitiche a sostegno di Gianna Pentenero insieme pesano il 2,38%. Oltre al danno, per la civica Pentenero presidente è arrivata la beffa di vedersi scippare il seggio ottenuto su Torino dalla candidata presidente, che così porta al Pd il tredicesimo consigliere.

Un risultato particolarmente impietoso a Cuneo, provincia civica (e democristiana) per eccellenza che nell’ultimo decennio ha portato in dote un bel serbatoio di voti per il candidato di centrosinistra. Qui era nata nel 2014 la lista Chiamparino per il Piemonte che 10 anni fa fece il 10,7% con personalità come Sergio Soave, ex sindaco di Savigliano e parlamentare con Pci e Ds, e Alberto Valmaggia, già sindaco di Cuneo e assessore alla Montagna nell'ultima giunta regionale di centrosinistra. Un tesoretto che nel 2019 ha consentito alla Lista Monviso di ottenere il 5,9% su Cuneo, anche se poi scattò come unico eletto Mario Giaccone su Torino. Stavolta pare che i maggiorenti cuneesi, come Valmaggia che aveva raccolto 4.593 preferenze allo scorso giro, abbiano deciso di lasciare a se stesso Giaccone, che nel frattempo ha perso pure il monte simbolo disegnato nel simbolo, optando per il più asettico dei loghi. Le due civiche di Pentenero nella Granda ora valgono il 2,55%, quella di Cirio ha sfiorato il 23%. Bastano questi dati per osservare il travaso di voti. La dimostrazione plastica che qui chi votava al centro si è spostato verso destra.

Anche perché stavolta la "Pentenero presidente" su Cuneo ha preso giusto l’1,5% e sul Comune di Torino il 2,34%. Un disastro considerato che la civica di Giaccone e quella di Francesco Tresso, assessore al Verde di Torino con cui si è unito alle ultime regionali, insieme valevano il 7,64% quando nel 2021 Stefano Lo Russo è stato eletto sindaco del capoluogo. Giaccone ha anche subito l’onta di essere sconfitto dalla sua candidata Isabella Brianza, sostenuta da ambienti vicini alla diocesi, che l’ha sopravanzato di 150 voti. Un mondo, quello cattolico, intercettato anche da Enrico Delmirani, figlio di uno dei primi diaconi torinesi e catechista nella sua parrocchia, che correva per la lista Cirio.

Ma se Giaccone ha perso voti al centro, la “sinistra civica” di Torino Domani è stata prosciugata dalla "sinistra ecologista" di Marco Grimaldi, che valeva il 3,59% alle comunali torinesi del 2021 mentre oggi dentro la cinta daziaria raccoglie il 10,95%. Se un tempo Tresso contava sul sostegno in musica di Max Casacci, questa volta fuori dai concerti torinesi si distribuiva il santino di Alice Ravinale (Avs).

Di certo non li ha aiutati una candidatura partita in ritardo come quella di Pentenero e soprattutto l'assenza di connotazione politica per una lista che non è mai entrata nel dibattito pubblico. Connotazione che invece aveva acquisito l’altra civica a sostegno della candidata presidente, quella “ambientalista e solidale” per cui aveva prestato la firma l’ex grillino Giorgio Bertola, punito dalle urne dove ha raccolto soltanto 129 preferenze, e la consigliera torinese di Demos Elena Apollonio. La loro formazione ha raccolto meno dell’1% a livello regionale e poco più nella metropoli torinese, abbastanza per capire che né l’elettorato cattolico né quello ecologista l’hanno considerata una scelta credibile.

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