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Salute, Italia divisa in due. Piemonte al top dopo il Veneto 

C’è un abisso tra Nord e Sud sulle performance sociosanitarie. Exploit del sistema piemontese dove però troppe persone rinunciano alle cure per via delle liste di attesa (e non solo). Situazione drammatica in Basilicata e Calabria. I dati del rapporto Crea

Solo poco più della metà degli italiani vive in regioni dove la tutela della salute presenta valori più o meno sodisfacenti, ma comunque al di sopra di una soglia critica che, invece, riguarda circa il 45% della popolazione del Paese. È il quadro, non certo confortante, che emerge dal recente studio sulle opportunità di tutela della salute realizzato da Crea Sanità, il Centro per la ricerca economica applicata alla Sanità con una serie di rilevazioni e indicatori, sia sanitari che economici, per valutare l’efficacia dell’organizzazione e dei conseguenti risultati dell’assistenza sociosanitaria. 

In base all’indice complessivo ricavato dallo studio, ancora una volta è il Nord a esprimere valori positivi più alti, sia pure con alcune differenze non da poco tra una regione e l’altra. Al primo posto, ancora una volta, il Veneto che raggiunge per l’anno 2022 il valore più alto (0,60) delle performance complessivamente valutate, così come un netto miglioramento nella crescita di qualità, dal 2017 al 2022. Al secondo posto, davanti a tutte le altre regioni del settentrione, e non poco distanziato dalla  Lombardia, c’è il Piemonte con un indice di 0.55, seguito a pochissima distanza dalla Provincia di Bolzano e della Toscana. Con lo 0.49 l’Emilia-Romagna si piazza al settimo posto dopo il Friuli-Venezia Giulia e la Provincia di Trento e davanti alla Liguria, alla Valle d’Aosta e, dopo le Marche, la Lombardia con lo 0.45. Tutte le altre regioni vedono indici sempre più volti al basso e dunque con livelli sempre meno positivi circa la tutela della salute nei suoi molteplici aspetti. A chiudere l’elenco la Calabria, preceduta nella zona rossa da BasilicataMolise e Sicilia.

Entrando nei dettagli, per quanto riguarda il Piemonte emergono criticità che portano a rimanere sotto la media nazionale in alcuni ambiti specifici. È il caso, da tempo denunciato, della quota di persone che rinuncia alla prestazioni sanitarie per motivi economici, per la distanza dei presidi e per i lunghi tempi di attesa. E proprio quest’ultimo aspetto, quello delle prestazioni eseguite oltre i tempi prefissati, rappresenta un altro tratto di matita rossa sulle performance del Piemonte, che invece eccelle nell’ambito del sociale, così come della qualità delle cure che accrescono l’aspettativa di vita o, ancora l’appropriatezza dei ricoveri e l’azione di prevenzione affidata agli screening. Nel raffronto con la prima regione in classifica, il Veneto, emerge proprio l’aspetto legato alle persone che rinunciano alle cure, che nel Nord Est è decisamente minore rispetto al Piemonte e al di sopra della media nazionale. Un dato, che seppur riferito al 2022, è per molti aspetti ancora attuale e rappresenta, insieme alla riduzione delle liste d’attesa, la sfida più importante e l’obiettivo primario per l’amministrazione regionale che si sta per insediare e in particolare per ilnuovo assessore alla Sanità.

Qui il rapporto completo

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