LA SACRA FAMIGLIA

Eredità Agnelli, Dicembre da brividi. Margherita vuole imbrigliare Elkann

Altro che "blindato" come sostengono i suoi legali e l'agiografa americana Clark: il rampollo dell'Avvocato potrebbe presto ricevere uno schiaffo dalla madre. Nelle strategie processuali si fa largo l'ipotesi di chiedere il sequestro della holding. A quel punto...

Occhi puntati sulla Dicembre. Nella lunga ed estenuante querelle sull’eredità Agnelli a finire presto nel mirino è la holding di famiglia da cui a cascata dipendono tutte le partecipazioni dell’impero, dalla Juventus fino alla quota in Stellantis. A dar retta agli spifferi giudiziari, infatti, la prossima mossa di Margherita de Pahlen potrebbe essere proprio quella di chiedere ai giudici il sequestro della cassaforte, una misura cautelare in attesa della definizione della causa.

Un piano, quello della figlia di Gianni Agnelli che contraddice la convinzione di John Elkann (che ne possiede il 60%) e dei suoi fratelli (con il 20% ciascuno) di non rischiare in alcun modo di perdere il controllo. Posizione condivisa anche dalla giornalista americana Jennifer Clark che nel suo recente libro L’ultima dinastia afferma perentoriamente che «qualunque cosa accada, John continuerà a essere a capo della Dicembre e di conseguenza di tutte le altre società attraverso le quali gli Agnelli e i Nasi controllano Stellantis perché il 25 marzo 1999 gli azionisti – tra i quali Margherita – hanno accettato di modificare lo statuto per conferirgli pieni poteri amministrativi e decisionali a prescindere dalla quota che detiene. Perciò il risultato della controversia riguarderà “solo” il destino di milioni di euro» (p. 355). E cita ad avvalorare la sua tesi l’atto di comunicazione e conferma dello statuto della società semplice Dicembre redatto dallo studio del notaio torinese Cesare Ferrero.

Insomma, per i legali del rampollo dell’Avvocato il controllo di Elkann sarebbe “blindato” e nessuna azione giudiziaria potrebbe metterlo in discussione. Di diverso avviso è la controparte. Dario Trevisan, legale di Margherita, sostiene che «le uniche informazioni sugli asseriti fatti modificativi riguardanti la Dicembre sono rinvenibili solo da quanto rendicontato – sulla base di mere fotocopie – al Registro delle Imprese di Torino da parte della società (ovvero dal suo amministratore unico John Elkann e dal notaio Remo Morone, con il concorso degli altri due asseriti soci Lapo e Ginevra Elkann), mediante iscrizioni effettuate solo nel 2021, ovvero 22 anni dopo quella presunta modifica. Semmai la fotocopia dell’atto del 24 marzo 1999 risultasse conforme all’originale, sarebbe comunque una semplice scrittura privata, priva di autenticazione. Non “un atto notarile”». Anzi, l’avvocato milanese sottolinea che se Margherita Agnelli «vedesse accogliere le proprie domande nei contenziosi civili, potrebbe acquisire la maggioranza delle quote della Dicembre». In tal caso, la posizione di John Elkann come amministratore sarebbe a rischio, poiché «l’amministratore di una società di persone – quale è la Dicembre – può essere revocato dalla propria carica per “giusta causa”».

Infine, Trevisan ricorda che «se un amministratore di società semplice viene condannato per i reati fiscali, può ricevere anche l’interdizione dall’esercizio di tale attività per un periodo che va da 6 mesi a 3 anni, con cessazione immediata dalla carica e conseguente nomina di un nuovo amministratore». Questo è un rischio concreto per Elkann, indagato a Torino proprio per reati fiscali. Trevisan conclude affermando che «l’accertamento della residenza effettiva in Italia assume rilievo centrale. Una circostanza oggetto di accertamento in sede civile per l’accoglimento delle domande di Margherita Agnelli in de Pahlen, con possibile conseguente modifica degli assetti proprietari della Dicembre». Da qui, raccontano ambienti vicini al dossier l’ipotesi – “assai concreta” – di chiedere all’autorità giudiziaria di mettere sotto tutela la Dicembre in attesa che venga definitivamente chiarita e sancita la successione ereditaria. Una misura che, ancor prima dell’esito processuale, sarebbe un duro colpo per Yaki e avrebbe inevitabili conseguenze sulla catena di comando.

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