FIANCO DESTR

Lollo ma non barcollo, Bongioanni stringe la filiera dell'Agricoltura

Il neo assessore piemontese dopo aver incontrato il ministro dà fiato alle trombe: "Un cambio di marcia per il settore primario, una sintonia totalmente nuova fra le politiche agricole regionali e nazionali". Gli inciampi del Cognato d'Italia e i diktat di Coldiretti

L’Agricoltura? A noi! Una filiera che dal ministero si dirama giù per li rami fino al Piemonte: “È un cambio di marcia per il settore primario in Italia, una sintonia totalmente nuova fra le politiche agricole regionali e nazionali. Dagli addetti ai lavori è già stato definito come l’intervento più forte in agricoltura degli ultimi quarant’anni”. Non sta nella pelle, Paolo Bongioanni, reduce dall’incontro romano con Francesco Lollobrigida con gli assessori regionali all’agricoltura di Fratelli d’Italia e il dipartimento nazionale agricoltura del partito per fare il punto sul nuovo Decreto Legge Agricoltura del Governo Meloni. Dopo il via libera dei giorni scorsi da parte del Senato, il testo passerà alla Camera per l’approvazione definitiva e finalmente quello che per il Cognato d’Italia è nientepopodimeno che “una svolta storica” potrà essere sbandierato come la vittoria “sovranista” dei campi. È il “granaio” (di voti) della destra. Pazienza se l’iter è stato piuttosto accidentato, tra gli stop intimati dal Quirinale: per il Colle secondo prima mancavano i requisiti d’urgenza e poi una raffica di rilievi sulla ciccia, dall’installazione dei pannelli solari nei campi agricoli allo spostamento di un corpo dei carabinieri dal ministero dell’ambiente all’agricoltura. Un altro passaggio della legge, il più controverso, riguardava il passaggio di una società, la Sin (Sistema informativo nazionale per lo sviluppo dell’agricoltura) all’Agea (Agenzia per erogazioni in Agricoltura), diventata in un amen terra di conquista dei meloniani. “Lollo” aveva pure tentato di inserire una norma sui balneari, dichiarata improponibile, al punto che il decreto si è presto trasformato in un “omnibus” sul quale far transitare interventi a dir poco incongruenti.

Ora la fanfara è pronta a suonare la grancassa e il Piemonte, con il “Bongio” ha tirato fuori i bonghi. “È un provvedimento formidabile che recepisce le istanze e le richieste del mondo agricolo dando risposte e soluzioni ai problemi. Interviene in modo incisivo con importanti finanziamenti su molte materie che coinvolgono in modo particolare il Piemonte”, commenta galvanizzato il neo assessore cuneese. Fra le misure più urgenti la lotta alla peste suina africana, le misure per il contrasto al caporalato e alla siccità, la creazione e il potenziamento delle filiere, la regolamentazione sull’uso in senso agricolo dell’agrivoltaico, il costo del denaro, le assicurazioni e l’accesso al credito per le aziende agricole, la sospensione dei mutui per 12 mesi, la lotta alle fitopatie, la tutela di eccellenze zootecniche del territorio come la Fassona di razza piemontese. Un pot-pourri che va incontro alle richieste delle organizzazioni di categoria, in specie della Coldiretti, vero dominus delle politiche agricole del governo Meloni, che hanno assai apprezzato soprattutto l’incremento di 300 milioni di euro dei fondi per la Pac e la serie di misure relative all’introduzione di nuovi crediti d’imposta per l’acquisto di mezzi agricoli e la realizzazione di impianti di stoccaggio, lo stanziamento di risorse per la gestione del rischio climatico e la tutela delle filiere produttive, il sostegno alle imprese agricole strategiche, la semplificazione burocratica e delle procedure. Che piova o faccia sole Coldiretti chiede, ottiene e incassa.

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