ENTI LOCALI

Meloni mani di forbice: taglia 250 milioni ai Comuni

Drastica riduzione dei finanziamenti. Più colpiti gli enti che hanno ricevuto più fondi Pnrr. In Piemonte arriveranno 70 milioni in meno in cinque anni. Canelli (Anci): "Ridiscutere le cifre nella prossima legge di bilancio". Fornaro (Pd): "Tagli congelati prima delle elezioni"

Il piatto piange. E se è quello storicamente già avaro con cui debbono fare i conti i sindaci insieme ai loro concittadini, la questione esplosa in questi giorni è di quelle che impiega niente a travalicare i confini della schermaglia politica, diventando appunto un enorme problema comune, magari con la maiuscola. Gli attacchi dell’opposizione, Pd in testa, non mancano neppure quanto a durezza, ma per comprendere come il taglio da 250 milioni operato dal Governo sugli enti locali non sia soltanto l’ulteriore argomento per le minoranze basta ascoltare la voce, ecumenica e trasversale per definizione, dell’Anci

“Nella prossima legge di bilancio chiederemo di rivedere il criterio di riparto del taglio nonché di ridurre il nostro contributo che sta causando non poche difficoltà in diversi Comuni”. Ad annunciare queste iniziative e a confermare la gravità della situazione è Alessandro Canelli, responsabile Finanza locale dell’Anci, ma anche sindaco leghista di Novara. "Anci non è stata ferma in questi mesi – ricorda – anzi, si è battuta in ogni sede per minimizzare gli effetti della spending review, ad esempio con il recupero, ottenuto già in dicembre scorso, del Fondo Covid, che ha permesso di assegnare circa 70 milioni annui agli enti locali con una significativa riduzione degli effetti del taglio”. Ma tutto ciò, di fronte al decreto del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che mette nero su bianco il durissimo giro di vite, non basta. 

Canelli sottolinea ancora come “sulla parte che mette in relazione il taglio con gli stanziamenti Pnrr ottenuti dai Comuni nella fase di negoziazione siamo riusciti ad attenuare fortemente l'impostazione che era stata inizialmente messa in campo dal Mef”. Il responsabile Finanza dell’associazione ricorda anche “il parere contrario dei Comuni in Conferenza Stato-Città, che nasce da un nostro dissenso di principio su questa impostazione del Governo”. Governo che il Pd, con Federico Fornaro accusa di “aver congelato tutto per evitare contraccolpi alle elezioni amministrative ede europee”, salvo poi “ritrovare nel comunicato del Viminale quei criteri dei tagli che erano stati smentiti”. Per il deputato dem “è la conferma che intendono andare avanti nonostante in Conferenza Stato-Città non si sia raggiunta alcuna intesa. E – aggiunge – se si lasciano i Comuni senza risorse per sostenere la spesa corrente delle stesse opera fatte con il Pnrr vorrà dire che rischiamo di aver finanziato cattedrali nel deserto, sempre che i tagli non comportino addirittura conseguenze su altri servizi”. 

Da Nord a Sud è un allarme che suona nei piccoli come nei grandi municipi i cui inquilini di diverso colore temono, non senza ragione, il rosso dei conti. Un altro leghista come Mario Conte, sindaco di Treviso e presidente di Anci Veneto, avverte: “Non possiamo finire in ginocchio. La spesa corrente è fondamentale per garantire i servizi essenziali ai cittadini e di questo si deve sempre tenere conto e se siamo consapevoli delle difficoltà economiche che il nostro Paese sta vivendo in questo momento, non possiamo comunque correre il rischio di mettere in ginocchio gli enti locali”.

Poco sembra consolare la precisazione di fonti del Governo sull’esclusione dai tagli della spesa sociale, mentre una riduzione dell’impatto sembra arrivare dall’interlocuzione che Anci ha avuto con il ministro Giancarlo Giorgetti. Come ne riferisce Canelli allo Spiffero, “il taglio sarà ridotto recuperando fondi Covid non utilizzati. La riduzione – spiega ancora il responsabile Finanza di Anci – sarà del 17% per il biennio 2024-2025 e del 26% per il triennio successivo. Si tratta di una soluzione importante che si basa su risorse stanziate a favore dei Comuni per far fronte alle maggiori spese generate dalla pandemia, ma che non del tutto utilizzate avrebbero dovuto finire nuovamente nelle casse dello Stato.

Intanto si fanno i primi conti su quanto peseranno, regione per regione, le sforbiciate di Piantedosi. Dai 16 milioni in meno all’Umbria, passa ai 47 che mancheranno in Lombardia, mentre dalla Sardegna si stima un mancato introito di 40 milioni. Per quanto riguarda il Piemonte, nel primo biennio la decurtazione per tutti i Comuni sarà di 19 milioni all'anno nel biennio e 12 all'anno per il triennio successivo, con una cifra complessiva (senza contare il recupero dei fondi Covid) di oltre 70 milioni.

Passando dal quadro regionale ai singoli enti locali, appare ormai chiaro che la sforbiciata inciderà in maniera maggiore su quei Comuni che hanno ottenuto più fondi per il Pnrr, così come è altrettanto chiaro che il peso dei tagli sarebbe stato ancor più gravoso nel caso in cui si fosse attuata la prima versione del riparto, che non avrebbe escluso le spese sociali, come quelle per gli asili nido. Un ammorbidimento che se aveva convinto l’Upi, l’Unione delle Province Italiane a firmare l’intesa, così non è stato per Anci. Pur interloquendo con il Mef e portando a casa una potenziale riduzione della decurtazione, la posizione dell’associazione resta quella di allarme rosso (come quello che rischiano i conti di molti Comuni), con il proposito di ridiscutere quei numeri nella prossima legge di bilancio.

print_icon