POLITICA & GIUSTIZIA

Peculato e istigazione alla corruzione: consigliere FdI patteggia e salva lo scranno

Un anno e otto mesi di reclusione con la condizionale è la pena che ha proposto Liardo, in Sala Rossa a Torino per il partito della Meloni. Sotto i 24 mesi, secondo la legge Severino, non scatta la decadenza. Quei dati degli elettori ottenuti in modo irregolare

Un anno e otto mesi di reclusione con la condizionale è la pena che ha proposto di patteggiare Enzo Liardo, consigliere comunale a Torino per Fratelli d’Italia, nell’ambito di un processo in cui è imputato di peculato e istigazione alla corruzione. La richiesta è stata formalizzata oggi alla ripresa dell’udienza preliminare; la procura con i pm Paolo Toso e Francesco Pelosi ha dato parere favorevole e il tribunale si pronuncerà a settembre, anche perché il consigliere ha già versato circa 10mila euro al Comune di Torino (il prezzo del reato di peculato più una somma a titolo di risarcimento). Nessun rischio di perdere il seggio in Sala Rossa, giacché la legge Severino stabilisce la decadenza con pene pari o superiori ai 24 mesi.

Liardo è chiamato in causa in un filone secondario di un procedimento che, nella parte principale, dove non è coinvolto, si riferisce alle infiltrazioni di personaggi legati alla criminalità organizzata calabrese in un’azienda che opera nei mercati generali di Torino. L’accusa per lui è di avere ottenuto sottobanco da alcuni funzionari, nel 2021, una cinquantina di copie di tessere elettorali e un paio di cd con l’elenco degli elettori: materiale che sarebbero serviti per contattare potenziali elettori. Si tratta di informazioni che, attraverso regolare procedura, candidati e partiti possono peraltro ottenere pagando un corrispettivo per diritti di accesso: quelle ottenute da Liardo corrispondono grossomodo a un valore di 2700 euro.

Inoltre, il politico avrebbe promesso a una lavoratrice interinale l’assunzione a tempo indeterminato in cambio di un altro cd, sempre con gli elenchi dei cittadini aventi diritto di voto. Con la complicità di dipendente dell’Anagrafe, poi, avrebbe garantito a persone di sua conoscenza una corsia preferenziale per il rilascio di carte d’identità e certificati anagrafici nel giro di pochi giorni.

Liardo è finito nelle maglie dell’inchiesta “Timone” nel quale compare tra gli indagati anche Saverio Delli Paoli, commercialista 64enne originario di Biella ma residente a Rivoli, dipendente della Regione Piemonte ed ex Maestro Venerabile della Loggia Grande Oriente d’Italia. Gli inquirenti che seguivano il massone perché sospettano che abbia favorito Francesco Napoli, boss legato alle cosche calabresi, poi morto d’infarto durante l’inchiesta della direzione distrettuale antimafia. Qui si inseriscono le parole degli inquirenti del Gico per raccontare del sostegno da parte del massone “alla candidatura di Enzo Liardo”, “una persona che molto probabilmente farà il vice sindaco a Torino” sostiene Dellipaoli. Proprio lui, in passato candidato per l’Udc, spiega a Liardo: “Questi amici ti possono dare una mano davvero. i miei 130, 150 voti li ho sempre presi!”. Tra questi ci sarebbe “anche un pregiudicato già coinvolto nell’operazione antimafia Panamera”.

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