SANITÀ

Liste d'attesa, Piemonte in affanno.
Solo un'Asl su 3 ha invertito il trend

L'obiettivo (peraltro non certo ottimale) di tornare ai livelli del 2019 resta ancora lontano. Situazioni a macchia di leopardo. Direttori generali a rapporto da Riboldi, presentati i due suoi "advisor" Galante e Nardi (e il codazzo dell'assessore si allunga)

Solo meno di un terzo delle aziende sanitarie e ospedaliere del Piemonte è riuscito, fino ad ora, a riportare i tempi delle liste d’attesa ai livelli del 2019. Un obiettivo che, va ricordato, non rappresenta certo l’optimum per i pazienti che già all’epoca dovevano soggiacere a gravi disagi tanto da far dire, proprio in quell’anno, all’allora assessore alla Sanità Antonio Saitta che “è necessario che il Governo metta a disposizione risorse certe e destinate a finanziare l’aumento del personale, unica strada attraverso la quale si può ottenere un incremento effettivo delle prestazioni erogate”.

Insomma, tornare ai livelli di cinque anni fa è un po’ come passare dalla catastrofe al disastro. Ma tant’è, avendo individuato il Covid come spartiacque non senza trascurare il carico enorme di arretrati che la pandemia ha generato e con cui si continua a dover fare i conti, sarebbe già qualcosa riuscire a recuperare il terreno perduto, tornando appunto ai pur assai problematici livelli del 2019. Ma a farcela, fino ad oggi, sono state poche delle 18 tra Asl e aziende ospedaliere, come emerge dalla rilevazione effettuata per conto della Regione dall’Università Bocconi di cui si è dato conto ieri nell’incontro dei vertici piemontesi della Sanità, a partire dall’assessore Federico Riboldi e il direttore regionale Antonino Sottile con tutti i direttori generali delle aziende.

Se ci sono casi come quello dell’ospedale San Luigi di Orbassano dove addirittura si è recuperato oltre il cento per cento rispetto a un lustro fa, la stragrande maggioranza delle strutture arranca. A fronte di risultati pari al recupero totale o con livelli che lo sfiorano come si registrano all’Asl To3, al Santa Croce e Carle di Cuneo e, ancora, all’azienda ospedaliera universitaria Santi Antonio e Biagio di Alessandria, così come al Mauriziano, il resto deve ancora colmare il divario che in alcune circostanze, come per l’Asl To4, resta pesante. 

Se il raggiungimento dell’obiettivo prefissato è stato possibile per alcune, sia pure poche, aziende ciò conferma la validità del piano approntato nei mesi scorsi da Sottile, ma al contempo fa emergere una serie di difficoltà nella sua attuazione da parte di non poche Asl. C’è, come noto, la carenza di personale sanitario, ma come emerso sia dallo studio sia dal confronto con i vertici aziendali c’è anche una difformità nella quantità e nella qualità delle prescrizioni da parte dei medici di famiglia, ma non di meno degli specialisti ospedalieri. 

Tra le problematiche che concorrono ad allungare i tempi, la non omogena attuazione di quella parte del piano che prevede i cosiddetti percorsi, ovvero una catena di prescrizioni soprattutto per le cronicità che eviti per ciascuna visita o accertamento diagnostico legato appunto al percorso di cura la prenotazione attraverso il Cup. Lo stesso Cup che, come ribadito anche ieri da Riboldi, dovrà essere sostituito con un sistema adeguato e, sempre nelle intenzioni dell’assessore, implementato dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Un obiettivo ambizioso che, tuttavia, comporterà tempi assai più lunghi rispetto alla scadenza dell’attuale appalto fissata a settembre. 

Non solo, l’idea di cui Riboldi ha parlato ieri l’altro con il ministro della Salute Orazio Schillaci parrebbe superare o comunque modificare in maniera pesante il progetto cui stava lavorando dai primi mesi dell’anno il direttore generale di Azienda Sanitaria ZeroAdriano Leli, progetto originariamente teso a portare il nuovo Cup in tempo per la fine dell’attuale gestione delle prenotazioni.

Ben prima del nuovo Cup arriverà la resa dei conti, intesa come bilanci i cui preconsuntivi relativi al primo semestre sono attesi in questi giorni e lì si tratterà di capire quanto alle viste potrebbe essere il temuto piano di rientro. Bilanci e liste d’attesa, non a caso sono due temi su cui ha posto l’attenzione Riboldi che nell’occasione ha investito del ruolo di advisor l’ex dirigente (e in passato anche assessore alla Sanità nell’ultimo scorcio della seconda giunta Ghigo e prima ancora iscritto alla Cgil) Valter Galante attuale responsabile Sanità di Fratelli d’Italia e Federico Nardi, primario di cardiologia a Casale Monferrato, città di cui Riboldi è stato sindaco fino alle elezioni di giugno. Nell’attesa di conoscere la veste giuridica degli incarichi (domanda serpeggiata tra non pochi dei direttori generali), entrambi erano comunque già presenti all’incontro di ieri dove l’assessore ha annunciato per i prossimi mesi un suo tour, insieme a loro due, nelle strutture sanitarie del Piemonte. Poi un messaggio ai naviganti, ovvero ai vertici delle aziende sanitarie e ospedaliere per i quali si avvicina la scadenza dei contratti a fine anno: “Non sono per lo spoil system – ha detto Riboldi – ma per il raggiungimento degli obiettivi”. E chi vuol intendere, intenda.

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