SANITÀ MALATA

Coop di gettonisti, tre manager in cella. Medici non specializzati e gare pilotate

Nell'inchiesta della Guardia di Finanza appalti assegnati in molte regioni del Nord. Sette in Piemonte, tra cui Vercelli e Alessandria. In cella Artemio Serafini, nome di spicco nelle coop dei camici bianchi. Gli inquirenti: "Pericolose criticità per i pazienti"

Profili professionali di medici usati come specchietti per le allodole, un sistema occulto per fare cartello in occasione delle gare, ma soprattutto l’impiego di personale sanitario senza le necessarie qualifiche. È questo il quadro, per molti aspetti purtroppo non sorprendente, che emerge da un’inchiesta della Procura della Repubblica di Modena su tre cooperative di gettonisti. Gli investigatori della Guardia di Finanza partendo da un controllo su un’azienda di Sassuolo, avrebbero scoperto un complesso ed efficiente sistema posto in essere per accaparrarsi appalti per la fornitura di medici in ben otto regioni per un giro d’affari attorno ai 30 milioni di euro. 

Un’operazione, come rivela La Verità, attuata soprattutto al Nord. Il sodalizio occulto tra le tre coop, che sarebbero da ricondurre ad  un’unica regia, avrebbe ottenuto tra il 2019 e il 2023 dieci appalti in Lombardia, sette in Piemonte, due in Liguria, quattro in Emilia Romagna, altrettanti nel Lazio, uno nelle Marche, cinque nel Molise e se in Veneto. Secondo quanto emerge dall’inchiesta che ha portato a verificare complessivamente 39 gare, le tre coop rispondevano in maniera autonoma e, apparentemente senza legami ai bandi, mentre secondo l’accusa sarebbero state unite da un accordo o, addirittura, manovrate da “un unico centro decisionale di interessi”. Il sistema avrebbe consentito di presentare offerte coordinate “in modo da assicurarsi l’aggiudicazione dell’appalto o quantomeno aumentare di molto le probabilità, falsando la concorrenza nelle procedure”.

L’operazione condotta dalla Fiamme Gialle ha portato a tre arresti di altrettanti amministratori delle società, tra cui un nome assai noto nel mondo delle cooperative che operano nel settore sanitario, quello di Artemio Serafini, dominus della coop La Fenice, in passato fornitrice di più di un’azienda sanitaria piemontese. L’accusa è di associazione a delinquere finalizzata alla turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture e autoriciclaggio. A finire in cella anche Mauro Gianotto, presidente della cooperativa Altavista di Sassuolo, la stessa che risulta aver ottenuto appalti in Piemonte tra cui due dall’Asl di Vercelli per 353mila euro e 122mila euro tra il 2021 e il 2022. La stessa Altavista nel novembre del 2023 si era vista revocare l’appalto per la fornitura di medici all’ospedale di Imperia dall’Asl ligure che aveva motivato la decisione con la mancata garanzie da parte dei privati sulla copertura dei turni, e con l’inadeguatezza dei curricula di alcuni medici inseriti nell’elenco fornito al momento di partecipare al bando. Stesso provvedimento era stato assunto nei confronti della coop Amaltea di Vercelli (non coinvolta nell’inchiesta modenese) che, come Altavista, aveva annunciato esposti in Procura e ricorsi al Tar.

In quell’occasione a difendere l’operato della coop di Sassuolo presieduta da Gianotto era stato proprio Serafini in veste di consulente. E sempre La Fenice, anch’essa con sede a Sassuolo, nel 2020 si aggiudica un appalto da 336mila euro per due mesi dall’Asl di Alessandria per la fornitura di medici per i Pronto Soccorso di Novi Ligure e Casale Monferrato. Si è in piena prima ondata del Covid e il personale già scarseggia da tempo quando l’allora commissario dell’Asl Valter Galante e il direttore sanitario Federico Nardi, insieme a quello amministrativo Francesco Arena firmano l’assegnazione dell’appalto alla coop emiliana che ottiene un punteggio di 100 rispetto all’altra concorrente Pediacoop, che si ferma a 75,53. Sempre La Fenice, nell’estate del 2023 partecipa insieme ad Amaltea alle procedure per l’affidamento di servizi all’Ospedale degli Infermi di Ponderano bandite dall’Asl di Biella. Le due coop emiliane le si ritrovano aggiudicatari di lotti per l’assistenza medica in diversi reparti affidati con procedure di gara dall’Azienda Ospedaliera Santi Antonio e Biagio di Alessandria nel 2023. Altavista per 107mila euro e La Fenice per 1 milione e 78mila euro. 

Non è dato sapere se tra questi appalti alcuni siano finiti sotto la lente degli investigatori nel quadro dell’inchiesta che, secondo l’accusa, avrebbe visto da parte delle cooperative i cui vertici sono stati arrestati, un impiego di personale senza la necessaria specializzazione a dispetto di nomi e profili spesso fittizi “che servivano a conquistare punteggi” nelle gare. Un quadro quello delineato dagli inquirenti che avrebbe visto personale non adeguato e turni gravosi, “causando – sempre secondo l’accusa – pericolose crtiticità alle strutture ospedaliere e situazioni di pericolo per i pazienti”.

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