FINANZA & POTERI

Crt, indagato anche Palenzona: corruzione sul "patto occulto"

Il "moralizzatore" finisce bastonato. L'ex presidente della Fondazione ha ricevuto oggi un avviso di garanzia. Avrebbe esercitato indebite pressioni per far dimettere il promotore del presunto accordo promettendogli un posto nel cda di Banca di Asti

Fabrizio Palenzona ha ricevuto un avviso di garanzia dalla procura di Torino legato al presunto patto occulto della Fondazione Crt di cui era presidente. L’ipotesi di reato è corruzione tra privati. Lo rende noto lo stesso Palenzona che avrebbe sollecitato le dimissioni del consigliere Corrado Bonadeo promettendogli un altro posto, nel cda della Banca di Asti. “Non posso non manifestare il mio stupore per la notizia di indagini avviate nei miei confronti per avere indotto le dimissioni di Bonadeo e sono a disposizione dell’autorità inquirente per ogni informazione sull’accaduto con la certezza di poter chiarire ogni elemento della vicenda”. Secondo gli inquirenti vi sarebbero molti punti oscuri sul comportamento del Camionista di Tortona, a partire dalle modalità in cui venne a conoscenza del patto fino al tentativo di chiudere la vicenda. Che, in effetti, sembrava chiusa con le scuse di Bonadeo, fino allora considerato un “palenzoniano”, la lettera di accoglimento delle sue dimissioni scritta da Palenzona. Poi avvenne qualcosa che fece deflagrare tutto. Cosa? È proprio quello che cercano di capire magistrati e polizia giudiziaria.

È lo stesso ex presidente a scriverlo nella lettera del 14 aprile: dando “riscontro” alla decisione del suo ex fedelissimo non solo gli riconosce la buona fede (“le istanze contenute del patto non avevano e non vanno interpretate nel senso di possedere un contenuto di vincolo, ma intendono solo stimolare tutti i destinatari a realizzare al meglio il proprio lavoro e di sostenere l’azione della Fondazione”), ma annuncia la conclusione del procedimento avviato con il Mef: “Ritengo (…) non sia più di alcuna utilità celebrare il Consiglio di amministrazione (…) e parimenti rappresenterò l’inutilità di ogni approfondimento al Consiglio di indirizzo. Infine, essendo interlocutore formale dell’Autorità di vigilanza il Collegio sindacale, raccomanderò parimenti che lo stesso prenda immeditatamente contatto con l’Autorità per confermare che non vi sono ulteriori criticità da approfondire”. Una decisione, quella del non doversi procedere, confermata alla successiva seduta del cda e da questo deliberato. Poi a distanza di qualche giorno, di fronte all’intenzione della maggioranza del cda di sollevare dall’incarico il segretario generale Andrea Varese, colpevole di avere informato il Mef senza neppure consultare il board, Palenzona torna sui suoi passi, capisce che la sfiducia al manager è una inequivocabile sconfessione del suo operato di presidente, manda tutti a quel paese, si scollega e qualche ora più tardi si dimette. 

L’ex numero uno di Palazzo Perrone precisa di aver “personalmente denunciato all’Autorità di vigilanza appena ne ho avuto contezza l’esistenza di un patto occulto tra componenti degli organi della Fondazione Crt promosso sulla base di una raccolta di firme dall’avvocato Bonadeo. Inoltre, come è altrettanto noto, ho rassegnato le mie dimissioni da presidente della Fondazione Crt quando il consiglio di amministrazione della Fondazione ha ritenuto, deliberando a maggioranza, l’esposto all’Autorità di vigilanza improprio e infondato, sì da giustificare anche il licenziamento immediato del segretario generale reo di avere, su mia indicazione, trasmesso gli atti al Ministero dell’Economia. Quanto alle dimissioni dell'avvocato Bonadeo, riconosciutosi responsabile e autore del cosiddetto patto occulto, ogni atto da me compiuto è stato trasparentemente rappresentato agli organi della Fondazione e al Ministero vigilante”.

Il banchiere aveva lasciato la presidenza della Fondazione Crt nell’aprile scorso sostenendo di non essere disponibile a “compromessi su etica e legalità” e denunciando l’esistenza di “patti occulti tali da creare una fondazione nella fondazione”. Dopo gli esposti presentati da Palenzona, sei consiglieri d’indirizzo e un consigliere d’amministrazione della fondazione erano finiti indagati dalla Procura di Torino per “illecita influenza sull’assemblea” dei soci, reato previsto dall’articolo 2636 del codice civile che punisce chi “con atti simulati o fraudolenti, determina la maggioranza in assemblea allo scopo di procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto”. Due nuovi avvisi di garanzia sarebbero arrivati nelle scorse ore a un altro consigliere del cda (Caterina Bima) e a un nuovo componente del Cdi (la novarese Alice Colombo), Nel giugno scorso il procuratore aggiunto Marco Gianoglio aveva inviato gli uomini del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza a perquisire le abitazioni degli indagati. Dopo aver ricevuto l’esposto, anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti aveva deciso di inviare i propri ispettori.

Domani mattina, intanto, a Torino si riunirà il consiglio di amministrazione con una fitta agenda istituzionale che prevede diverse erogazioni per il territorio. Nel pomeriggio è convocato anche il consiglio di indirizzo in cui partirà il confronto in attesa delle prescrizioni del Mef attese in settimana. Il ministero darà comunque un paio di mesi di tempo alla Fondazione per recepire le misure e quindi tutto sarà rinviato a settembre.