SANITÀ

Dall'ambulanza scende il medico e sale l'algoritmo (dell'infermiere)

Fuga di camici bianchi dall'emergenza del 118. In Piemonte organico dimezzato. Da Azienda Zero il nuovo protocollo. Verso il modello americano dei paramedici. Reazioni contrastanti sul cambiamento. Bufalo (Opi): "Decisione attesa"

Scende il medico e sull’ambulanza sale l’algoritmo a supportare l’infermiere. È l’immagine plastica di un cambiamento per molti versi obbligato, ma che per altri rappresenta una scelta innovativa anche sull’esempio di altri Paesi. In Piemonte, come in gran parte del resto dell’Italia, negli ultimi anni si è assistito e si continua tuttora ad assistere a un pesante abbandono del servizio 118 da parte dei medici che preferiscono altre opportunità lavorative, incominciando da quella offerta dalle cooperative di gettonisti, passando talvolta anche all’emigrazione in altri Stati che offrono remunerazioni maggiori e diverse situazioni professionali. 

Da Cuneo a Torino, da Alessandria a Novara l’organico dei cosiddetti centodiciottisti si è ridotto arrivando a circa la metà di quello previsto. Esattamente un anno fa scrivevamo delle ambulanze “India”, ovvero il nome in codice di quei mezzi di soccorso a bordo dei quali non c’è il medico, ma l’infermiere al quale già allora Azienda Sanitaria Zero aveva attribuito la possibilità di effettuare alcuni interventi a bordo, propri dei camici bianchi (anche se a bordo vestono tute arancioni) sollevando le proteste dei loro sindacati. Ed ancora proprio la Super Asl cui tra le molte competenze è stata affidata anche quella sull’Emergenza 118, a tornare un anno dopo quella questione con un complesso protocollo che, pure in questa occasione, suscita reazioni opposte o, comunque, alimenta discussioni tra visioni innovative, legittimi dubbi e posizioni corporative.

Dovendo fare di necessità virtù di fronte a quell’organico insufficiente di personale medico a bordo e non trovando rincalzi, l’unica soluzione possibile appare proprio quella di ampliare il numero di mezzi che intervengono con la figura professionale dell’infermiere. Questa decisione nei giorni corsi ha provocato la dura reazione di molti sindaci della zona di Chivasso, ma il malcontento e la preoccupazioni sono diffusi un po’ in tutto il Piemonte. Dal fronte sindacale dei medici, l’Anaao-Assomed con la segretaria regionale Chiara Rivetti ha ribattuto alla presa di posizione della sigla di rappresentanza degli infermieri Nursind a difesa della categoria su una vicenda in cui si è arrivati al punto di rivendicare quale delle due figure sia più importante a bordo del mezzo di soccorso. Non stupisce, dunque, se anche la recentissima delibera con cui Azienda Sanitaria Zero ha disposto l’utilizzo di algoritmi, ovvero di procedure codificate, per una lunga serie di tipologie di intervento in emergenza sia accolta in maniera differente. 

Nel documento è previsto che “sui mezzi di soccorso MSA (Mezzo di Soccorso Avanzato), sia presente la figura professionale dell'infermiere, anche laddove si verifichi l'assenza del medico abordo del mezzo di soccorso”, così come “presso la Centrale Operativa Sanitaria 118 sia presente il medico di centrale, quest’ultimo, deputato al governo clinico del sistema di emergenza sanitaria preospedaliera cui afferiscono tutte le richieste di consulto clinico nei casi in cui il mezzo di soccorso intervenuto abbia necessità di supporto organizzativo, decisionale e autorizzativo”. In sostanza l’infermiere a bordo può somministrare farmaci per cui la legge prevede la prescrizione del medico, pur in assenza di quest’ultimo, ma autorizzato dal professionista in servizio alla centrale operativa. 

Questo protocollo che per molti versi porta l’infermiere sempre più vicino alla figura dei paramedici che abbiamo imparato a conoscere nei telefilm americani “si tratta di un dispositivo voluto dagli infermieri per gli infermieri – spiega Ivan Bufalo, presidente dell’Ordine regionale delle professioni infermieristiche –  con l’obiettivo di fornire una risposta sempre più sicura ed efficace alle persone che ricorrono alle cure dei nostri colleghi che operano a bordo dei mezzi di soccorso 118”. Bufalo aggiunge come questi algoritmi “includono procedure per la somministrazione dei farmaci analgesici stupefacenti, completando così lo strumento operativo per gli infermieri che devono affrontare interventi complessi e rapidi per supportare le funzioni vitali e garantire la sopravvivenza dei pazienti”. Proprio su questo aspetto della somministrazione di alcuni farmaci si registrano non poche perplessità da una parte del mondo medico.

A sostegno delle perplessità suscitate dal documento, senza arrivare a situazioni di forte critica che apre le porte al sospetto di corporativismo, va osservato che probabilmente gli stessi algoritmi probabilmente dovranno essere rivisti e differenziati tenendo conto della località in cui opera l’ambulanza, perché le problematiche e le distanze dall’ospedale a Torino sono profondamente diverse da quelle delle valli Ossolane o delle zone di montagna del Cuneese, solo per fare un esempio.

A favore di questo ulteriore riconoscimento della professionalità degli infermieri interviene anche la politica con il consigliere regionale della Lega Andrea Cerutti il quale sottolinea come “diverse Regioni hanno già introdotto sistemi analoghi, fino ad oggi non presenti in Piemonte. La figura dell’infermiere – aggiunge Cerutti – viene valorizzata  a dimostrazione di quanto questi professionisti insieme ai medici e alle altre figure sanitarie siano fondamentali per garantire la corretta assistenza e in questo caso la miglior risposta nell’emergenza e urgenza preospedaliera”. 

Un modello, quello cui sembra orientare la disposizione dell’Azienda Sanitaria Zero, diretta da Adriano Leli, che se ricalca metodologie da anni in uso in molti Paesi non è affatto detto non debba subire aggiustamenti e adeguamenti. Certo, la strada appare tracciata e la rapida evoluzione delle telemedicina e della stessa intelligenza artificiale potrà, forse, renderla più agevole. “L’obiettivo comune – sostiene Bufalo – rassicurare i cittadini che sull'ambulanza ci sono professionisti altamente professionalizzati. Non “solo” l’inferniere”.

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