IL COSTO DELLA POLITICA

Orlando corre in Liguria ma batte cassa in Piemonte

Organizzata anche a Torino una cena di finanziamento per l'ex ministro della Giustizia, candidato a governatore. Un modo per rastrellare qualche euro ma soprattutto per rivendicare il suo ruolo "nazionale" (ed evitare la fine di Majorino)

Si candida in Liguria ma batte cassa lungo tutta la Penisola. Dopo gli appuntamenti di Roma e Milano, ora tocca a Torino lasciare il proprio obolo alla campagna elettorale. “C’è bisogno della mobilitazione di tante e tanti per vincere: sostieni Andrea Orlando con una donazione per dare alla sua campagna elettorale la forza che serve” è il messaggio che i suoi accoliti stanno facendo circolare sulle chat di whatsapp. L’appuntamento è per il 21 ottobre alla bocciofila Ferro di Collegno: ambiente spartano, quasi pane e salame per rivendicare quell’imprinting di sinistra in una delle città rosse dell’hinterland di Torino. E infatti nel messaggio predisposto da Daniela Todarello – factotum della vicepresidente del Senato Anna Rossomando – e il vecchio Pino Superbo non manca il richiamo della foresta: “Dalla Liguria può partire la riscossa della Sinistra (maiuscola, ça va sans dire) e delle forze democratiche contro la peggiore destra di sempre”. Nei giorni scorsi non sono mancate le polemiche per quel “contributo minimo” da 250 euro richiesto nel capoluogo lombardo. Non esattamente tariffe di sinistra.

L’ happening torinese si svolgerà a pochi giorni dalle urne, in programma il 27 e 28 ottobre, ed è non solo il tentativo di rastrellare qualche euro per il rush finale, ma soprattutto un modo con cui l’ex ministro della Giustizia prova a riaffermare il suo ruolo di leader nazionale. Motivo per cui, assieme alla “base” cerca di catalizzare anche “l’altezza” del partito in modo da compattare tutta la sua “area”, fondamentale per evitare l’oblio qualora le elezioni non andassero come auspicato. Militanti, dunque, ma anche dirigenti del partito proprio come accaduto nella capitale un paio di settimane fa quando attorno alla tavola di Orlando si sono seduti il sindaco Roberto Gualtieri – con cui condivideva l’adesione alla corrente dei Giovani Turchi – l’eminenza grigia del Nazareno Goffredo Bettini, l’ex ministro Roberto Speranza ma anche rappresentanti di altre componenti come Debora Serracchiani o l’ex renziano Filippo Sensi. Il timore di Orlando è quello di fare la fine di Pierfrancesco Majorino, il quale dopo la sconfitta in Lombardia contro Attilio Fontana non ha avuto un salvacondotto romano, ma s’è dovuto accontentare (si fa per dire) dello scranno nel parlamentino regionale. E lui di finire a svernare sotto la Lanterna a soli 55 anni non ne ha alcuna intenzione.

print_icon