SANITA' NEL CAOS

118: piemontesi, occhio al coccolone

Ecco perché i piani della Regione sul 118 sono fallaci. La cura Monferino porterà risparmi marginali ma mette a repentaglio l'intero sistema dell'emergenza e i servizi sul territorio. I calcoli della Fimmg che contestano l'assessore

I medici piemontesi ne sono sicuri: il nuovo piano per l’emergenza territoriale sanitaria – ovvero il 118 – non provocherà nessun significativo risparmio per le casse della Regione Piemonte e per questo fino all’ultimo hanno cercato di bloccare la delibera dell’assessore Paolo Monferino, poi approvata in fretta e furia in una giunta di fine anno. Piuttosto ci sarà una riduzione di efficienza del servizio. 

 

La riduzione delle centrali operative da 8 a 4 con il mantenimento di 6 strutture complesse (una di maxiemergenza e una di elisoccorso) «di per sé non rappresenta in assoluto un fattore di razionalizzazione del sistema né di efficienza economica se non è anche accompagnata da una loro rimodulazione a strutture operative semplici». Anche perché, secondo la Fimmg – la principale associazione sindacale dei medici - nei calcoli di corso Regina Margherita mancano 3 milioni 250mila euro delle nuove convenzioni delle ambulanze e del relativo personale. Insomma i conti non tornano. A non essere stato computato (come emerge dalla slide sotto riportata) è l’incremento dei costi di sette ambulanze convenzionate in più (da 124 a 131) che prevede la riorganizzazione. Sono le MSAB, ovvero quelle con i soli infermieri a bordo. E visto che il costo per convenzionare ogni ambulanza è di 250 mila euro (per 7 fa 1.750.000 euro) e i 30 infermieri necessari costerebbero complessivamente 1.500.000, ecco i 3.250.000 euro “dimenticati” nei calcoli effettuati dall’assessorato alla Sanità. 

 

 

Non è tutto. «La riorganizzazione del sistema proposta è fine a se stessa; non prevede nessun tipo di coordinamento e integrazione con la Medicina del territorio e le sue forme associative né tantomeno contempla percorsi condivisi con il sistema dell’emergenza ospedaliera (DEA/PS)» affermano i camici bianchi. E ancora: «E’ una riforma accentratrice che di fatto crea un’azienda mascherata, mantiene i posti di potere presenti nelle centrali operative pur diminuendone il numero, creando primariati fantasiosi con una pletora di amministrativi e tecnici». Infine «la riorganizzazione taglia ore di assistenza sanitaria professionale sul territorio (medici) senza un reale risparmio; il prevedibile aumento degli accessi in DEA (Dipartimento emergenza e accettazione ndr) che ne scaturirebbe è già di per se notevole fonte di incremento di spesa».

 

Se poi si analizzano i dati della riorganizzazione sulla base dei dati presenti nel bilancio del 118 degli anni 2008 e 2009, anziché sui parametri individuati dagli estensori del progetto emerge che non si avrebbe alcun risparmio tra i due modelli organizzativi, e che anzi i costi del sistema dovrebbero risultare inferiori di circa 13 milioni.