Il malcontento nell’urna

Il referendum del Veneto e della Lombardia parla chiaro: tutto il Nord Italia è scontento delle politica del governo centrale. Non ascoltare la voce che dalle urne esce amplificata e ingigantita sarebbe un grande errore. Roma deve dare una risposta al malcontento, un malcontento che arriva dal paese più sviluppato economicamente; stanco di assistere a una politica arida che negli ultimi anni non ha prodotto quelle riforme necessarie a un Paese moderno come dovrebbe essere il nostro. Un Paese che si divide tra corporazioni che hanno fatto il brutto e cattivo tempo a loro piacimento e associazioni che hanno difeso i loro interessi e non quelli dei loro iscritti. Il risultato è che molti straricchi pagano tasse irrisorie a scapito di piccoli artigiani, commercianti e imprese che hanno dovuto trovare ossigeno all’estero per non morire schiacciati dalle gabelle burocratiche.

Il malcontento che ne è scaturito da questo referendum è importante; per la prima volta il nord manifesta un malessere con il voto, un malessere che va capito e analizzato perché non diventi un abisso di incomunicabilità che porterebbe al Paese danni irreparabili. Questo suffragio ci regala la possibilità di produrre idee per colmare il vuoto legislativo, dando inizio a un lavoro su temi importanti per la comunità economica e per il Paese. L’Italia necessita di una politica culturale pragmatica, che ai bisogni sappia rispondere con le riforme, che smetta di sbraitare nel vuoto per restituire alla nazione uno stato democratico avanzato e non quello di un Paese arretrato e diviso su tutto.

print_icon