Non bastano gli annunci di Cirio

Il 25 aprile il presidente Cirio ha convocato una conferenza stampa all’insegna della parola d’ordine “Riparti Piemonte” alla presenza di tutti i membri della giunta regionale. Lo dico con grande franchezza: non credo che i piemontesi ne sentissero il bisogno anche perché gli annunci sono stati tanti, ma le risposte concrete poche. La situazione del Piemonte continua a suscitare preoccupazione e allarme tra i cittadini. Dopo la Lombardia siamo la regione che fa registrare i dati peggiori. Questa contraddizione tra un presidente che comprensibilmente si pone l’obiettivo di far ripartire il Piemonte nonostante i dati consiglino molta prudenza è apparsa stridente.

Il rischio è che l’emergenza sanitaria e l’emergenza economica si avvitino e che il protrarsi della prima allontani le possibilità di far partire la seconda, mettendo in ginocchio il sistema produttivo più di quanto non stia già avvenendo. La mia sensazione è che il governatore e la sua giunta siano in affanno e non abbiano affatto le idee chiare. La differenza dei risultati ottenuti dalle varie Regioni, in particolare tra Lombardia e Piemonte, da una parte, e Veneto ed Emilia-Romagna, dall’altra, si spiega così.

Sia chiaro: la sfida che le Regioni hanno di fronte è la più difficile da quando nel 1970 sono state istituite. Ma la loro capacità di risposta è molto diversa da Regione a Regione e questo si spiega con la diversa qualità dei governi regionali e, per quanto riguarda il Piemonte, con un presidente e una giunta regionale la cui azione sta mettendo in luce limiti evidenti. Per giorni ci siamo sentiti ripetere che occorre rafforzare la medicina territoriale, che i malati di Covid che non necessitano di ricovero ospedaliero dovranno essere curati a casa da Unità speciali composte da medici e infermieri, le cosiddette Usca. L’Emilia-Romagna, benché possa contare su 107 Case della salute, ne ha istituite 34 che coprono il 38% del territorio, in Piemonte solo 18 comprendendo appena il 22% della popolazione. Problemi seri si registrano per quanto riguarda l’esame delle domande di Cassa Integrazione e la predisposizione degli atti di competenza regionale. Se questi e altri ritardi potevano essere giustificati all’inizio, oggi sono inaccettabili. In questa situazione conferenze stampa e la politica degli annunci lasciano il tempo che trovano. Servono risposte all’altezza della situazione e al momento sono proprio quelle che mancano alimentando una sensazione di incertezza.

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