Regione umiliata dalle beghe sulle Asl

Dietro al pittoresco scontro tra Elena Chiorino e Chiara Caucino si nasconde in realtà un tema profondo che riguarda la dignità della Giunta Regionale. Prima di tutto perché non stiamo parlando di una militante della Lega e una di Fratelli d’Italia che bisticciano un po’ pateticamente in pubblico su nomine irrilevanti di una provincia che qualcuno potrebbe considerare remota. Stiamo, invece, parlando di due assessore regionali che si occupano sui giornali di una nomina che non riguarda le loro competenze istituzionali, rivelando non solo inadeguatezza personale a ricoprire il ruolo ma anche scarsa consapevolezza dei limiti entro cui debbono essere esercitate le loro funzioni. In particolare, pare che l’assessora Caucino, già tristemente nota per l’ideologica campagna “Allontanamento Zero” contro i servizi sociali, avrebbe attivamente difeso la scelta, infine ritirata, di spostare la direttrice generale dell’Asl di Vercelli nell’Asl di Biella a otto mesi soli dalla scadenza. Il motivo, riportato a mezzo stampa, confermato dalla collega Chiorino e mai smentito, sarebbe che il compare di partito Tiramani, vercellese, avrebbe cattivi rapporti con la direttrice in carica di Vercelli.

Tutto ciò sarebbe già abbastanza scabroso se non aggiungessimo che il tutto veniva fatto nell’ignoranza delle amministrazioni locali nonché delle stesse Asl coinvolte. Da ciò derivano le liti nel centro destra Biellese: ma il problema è più generale e riguarda la spregiudicatezza con cui la Lega gestisce il potere. Se da una parte si riempiono la bocca di invettive contro la “casta”, dall’altra pretendono di scegliere i direttori delle Asl sulla base del principio di fedeltà o dei rapporti personali con il politico di turno, senza riguardo per la competenza e il merito. Il Biellese ha avuto amministratori regionali del livello di Gianluca Susta e Wilmer Ronzani, o, per parlare del centrodestra, Gilberto Pichetto. È certo un dispiacere vedere che oggi, l’eredità è stata presa da Chiorino e Caucino. La strigliatina di Cirio, il suo richiamo a dedicarsi alle loro deleghe invece che ai giornali, è certamente già qualcosa. Si comprende che l’obiettivo del presidente Cirio sia di derubricare la lite a cosa da “comari”.

Non può, il Presidente, ammettere che il sistema di potere che si aggrega intorno alla Lega e ai Fratelli d’Italia stringe la Regione in una morsa di veti, contro veti e mosse della peggiore politica politicista. Non può ammettere, il Presidente, di essere lui stesso stretto in questa morsa. E che le assessore in questione contribuiscono a stringere questo blocco. Quanto avviene in Regione oggi può accadere in Comune a Torino domani: un candidato magari rassicurante del centrodestra, in verità assediato da due forze politiche, Lega e Fdi, in preda a un perenne lavorio sotterraneo, tutt’altro che rassicurante. Una dinamica molto plausibile, purtroppo, di cui occorre che la città sia resa consapevole sin da subito.

*Paolo Furia, segretario Pd Piemonte

print_icon